Cinema

Bohemian Rhapsody, il film è un successo trasversale. Ma a Termoli niente record d’incassi

Buon riscontro di pubblico di tutte le età all'Oddo per la proiezione del film del momento che però non fa il boom come altrove. Il motivo? "Termolesi pigri e poco amanti del grande schermo"

Bohemian Rhapsody, il film biografico sui Queen e sul loro leader carismatico Freddie Mercury arride anche al botteghino del cinema Oddo di Termoli. Arride, sì, ma fino ad un certo punto. Se si credeva che il record di incassi che la pellicola sta ottenendo a livello globale venisse rispecchiato nel nostro territorio, in scala minore certo, si sbagliava.

C’è stata mediamente una buona affluenza di pubblico nei sei giorni di programmazione (da venerdì 14 a mercoledì 19), circa 380 biglietti staccati: questo il dato che fornisce il cassiere Michele. “È un risultato discreto, sicuramente se fosse sempre così la crisi del cinema non ci sarebbe”. Lo conferma anche don Benito Giorgetta, il gestore della sala, l’unica attiva a Termoli e in cui dovrebbe confluire tutto il pubblico del Basso Molise ma che gremita lo è solo con i film di Checco Zalone.

Eppure stiamo parlando dello spettacolo cinematografico del momento, il film musicale più visto della storia, candidato, tra le altre cose, a due Golden Globe. Quello che ha colpito è la trasversalità del pubblico presente, di differenti fasce d’età. Molti i giovani, affascinati dalla figura dello straordinario artista e da un gruppo che rappresenta un unicum nel panorama musicale di tutti i tempi, e molti ammiratori di lunga data del gruppo che probabilmente ha accompagnato la giovinezza di tanti di loro.

“Un film molto sentito”, questa è la percezione di Michele. Pare smentito, in questo caso, lo stereotipo del giovane che ascolta solo musica trap e guarda film e serie su Netflix. Stavolta i giovanissimi al cinema ci sono andati. La risonanza mediatica dell’evento è sicuramente un fattore determinante, ma evidentemente il mito di Freddie Mercury è giunto fino a loro.

La politica dell’Oddo di non proiettare film in anteprima nazionale è dettata dal fatto che così facendo il cinema sarebbe obbligato a tenere il film in sala per 15 giorni. Un’eresia per questo territorio vista la penuria di spettatori e al contempo una scelta che permette al cinema di mostrare molti più film all’anno. Non stupisce dunque che la pellicola sui Queen – uscita nelle sale italiane il 29 novembre (il 2 in quelle statunitensi) – ‘prima’ non sia. Ma per don Benito non è questo il problema numero uno del cinema termolese, che è piuttosto “l’indolenza cinefila, la scarsa partecipazione, la quiescenza dei cittadini”. Cosa si rischia? Che alla lunga il cinema sarà costretto a chiudere, nonostante tutti gli sforzi profusi da chi cerca di mantenerlo in vita.

Ma veniamo al film diretto da Bryan Singer. La cornice del gremitissimo Wembley Stadium apre e chiude il film, ovvero lì dove si è tenuto il memorabile concerto rock del Live Aid nel 1985. Il film ripercorre l’ascesa dei Queen dagli esordi del 1970 al 1985: 15 anni di storia della musica con il celeberrimo gruppo londinese che si intrecciano, inevitabilmente, con la storia personale dell’eccentrico Freddie Mercury, pseudonimo di Farrokh Bulsara – nato a Zanzibar nel 1946 da una famiglia parsi -, interpretato magistralmente nel film da Rami Malek.

Il processo creativo di capolavori come Bohemian Rapshody, le registrazioni dei brani in studio, la genesi di sperimentazioni ardite, ‘conditi’ dai dissidi all’interno del gruppo tra il cantante e gli altri talentuosi membri Brian May, Roger Taylor e John Deacon nonché dalle differenti vedute con la casa discografica. E poi i tour con gli esaltanti concerti infiammati dal poliedrico artista.

Alla luccicante gloria fa però da contraltare il buio, “tutto il buio che pensavi di esserti lasciato alle spalle si insinua di nuovo” dichiara Malek-Mercury in una battuta del film: la disapprovazione del religioso padre, la sofferta identità sessuale, l’attenzione morbosa della stampa alla sua vita dissoluta per arrivare alla scoperta della contrazione dell’AIDS. Tutto questo si può trovare all’interno del film accompagnato dalle melodie dei più famosi brani della band, da Love of my Life a We Will Rock You, da Radio Ga Ga a I Want to Break Free passando per il ‘dance’ di Another one Bites the Dust, oltre a rari brani eseguiti dal vivo.

Il pubblico (nella foto quello di martedì 18 dicembre, ndr) ha potuto udire ‘quella’ voce che ha fatto vibrare il cinema tutto fino al crescendo emozionante di quei 20 minuti di esibizione – con le originale tracce audio del concerto – nel luglio ’85 a Londra in cui i Queen conquistarono il mondo e con cui ‘cala il sipario’ sul film. Difficile non battere il tempo con un piede o canticchiare a voce bassa i brani amati.

Film Bohemian Rhapsody

Un gruppo, quello dei Queen, che difficilmente si presta a catalogazioni, data la eterogeneità della discografia e di ogni singolo brano che presenta una commistione di stili differenti e che ha avuto una forza dirompente e rivoluzionaria nel concetto di rock. Bohemian Rhapsody, proprio in questo senso, è probabilmente il manifesto dell’intera opera dei Queen.

Naturalmente non sono mancati i giudizi negativi, quasi scontati quando si parla di interpretazioni di veri e propri miti e di gruppi divenuti leggende musicali. Criticate anche alcune inesattezze di cui il film è portatore.

Non è stato un miracolo che ha risollevato le sorti del cinema Oddo? Si poteva sperare in una risposta migliore da parte dei bassomolisani? Pare proprio che l’endemica crisi del cinema – che non si limita certo solo al nostro Molise – sia un morbo difficile da curare. Il film campione di incassi Bohemian Rapsody in quel di Termoli è forse l’eccezione (modesta) che conferma la regola. Successo cinematografico o meno, gli ‘scandalosi’ Queen vivranno per sempre.

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