Termoli

Grandissimo successo per la mostra ‘I fiori del male – Donne in manicomio nel regime fascista’

“Siamo arrivate all’ultimo giorno della mostra! Che fatica e che grande piacere constatare che ce l’abbiamo fatta, che, questa sparuta associazione (un po’ più di sette donne!), sia riuscita a rendere davvero possibile, l’impossibile. L’impossibile, per i costi del progetto, per la penuria di luoghi adatti, per convincere associazioni e istituzioni a fare rete con noi, per lo sconforto che ogni tanto ci piombava addosso durante le innumerevoli riunioni organizzative”. Inizia così il messaggio dell’associazione ‘Mai più sole, non una di meno’, a margine dell’interessantissima mostra organizzata all’interno dei locali dell’arcivescovado di Piazza Duomo a Termoli.

Un’esposizione foto-documentaria nata con lo scopo di ridare dignità alle donne rinchiuse nei manicomi nel periodo fascista, spesso denigrate o considerate pazze perché non si adattavano ai canoni societari che le isolavano al ruolo di cuoche o fattrici. La mostra, conclusasi il 16 novembre, ha riscosso un enorme successo, grazia alla partecipazione di numerose classi: “Sono venuti tantissimi cittadini e sono oltre mille e trecento gli alunni che l’hanno visitata – scrivono dall’organizzazione – Gli studenti arrivavano a gruppi, contenti di aver scansato qualche ora di lezione. Li vedevi aggirarsi in maniera sincopata e saltellante, indagando gli spazi e le gigantografie di donne, che dall’alto, in un lindo bianco e nero di altri tempi, sembravano scrutare con sguardi obliqui chi entrava. Poi un po’alla volta, i ritmi rallentavano, gli sguardi si facevano curiosi, attenti e calava un silenzio pensoso”.

La mostra, organizzata nel 40esimo anniversario della legge Basaglia che chiuse definitivamente i manicomi, si è articolata all’interno di tre sale: in ognuna di loro volti, spesso smarriti e tristi, parti di diari, appunti di donne che, reputate matte, sono state costrette a trascorrere tutta la loro vita, o parte di essa, segregate in celle e sottoposte a torture nel vano tentativo di farle ‘guarire’. “La sala che ha riscosso più attenzione ed esclamazioni, da parte dei ragazzi, è quella centrale, con una sequela di volti di donne coperti dal tempo, dimenticati tra carte ingiallite – continua il comunicato delle organizzatrici – Sguardi resi opachi dall’abbandono, dal dolore, inghiottiti dalle mura di un luogo che avrebbe dovuto spegnere le scintille di trasgressività. E poi li vedevi concentrati a leggere le cartelle delle ricoverate e rimanere profondamente colpiti dalle diagnosi di ammissione che spesso non avevano nulla a che fare con problematiche psicopatologiche reali, ma rimandavano soprattutto a problemi legati a moralità non conformi, a ribadire che i manicomi in moltissimi casi venivano usati per fini repressivi, per affermare tutti i giorni la subordinazione e l’inferiorità della donna. E la sequela di aggettivi, ricavati dalle diagnosi cliniche che leggevano in gruppo come un rosario per poi esclamare ‘Ma allora potevamo esserci anche noi qui, perché io mi ci ritrovo nel descrivermi con questi aggettivi’. A fare questa riflessione erano sistematicamente le ragazze”.

L’evento, contornato da tante altre occasioni di confronto, ha raggiunto il suo clou con la presentazione del libro ‘Ninì ed altri racconti’. Una seconda serata di musica e poesia con una Barbara Petti superlativa che non solo ha interpretato magistralmente il dolore e la denuncia delle poetesse, ma li ha rivissuti donando ai presenti momenti di immedesimazione e commozione. Significativo l’incontro con la pedagogista Anna Paolella presso l’Unimol di Termoli, contro il potere manipolatorio delle parole, per educare alla lingua come strumento capace di esprimere un pensiero. Interessante e articolata anche la lectio magistralis su ‘Arte, genio e follia’ tenutasi al Liceo Artistico. Con le produzioni artistiche e grafiche, le letture teatrali, i dipinti degli studenti, ispirati dalla visita alla mostra.

Al termine delle manifestazioni le organizzatrici stilano un personale bilancio: “Si! Siamo sempre più convinte, noi donne dell’associazione ‘Mai più sole, non una di meno’, che sia stato educativo e significativo, per radicare una cultura di cittadinanza permanente, portare anche a Termoli questa mostra, che sta circolando nelle più importanti città d’Italia. Perché le foto esposte ci ricordano che quelle stesse tendenze alla segregazione e all’esclusione del diverso non sono scomparse nella nostra società esse prendono oggi forme nuove e diverse, proprio quelle in cui si incarna oggi il male sociale e si addensano, attorno alla figura inquietante dell’immigrato, del terrorista, che minacciano il nostro tenore di vita. Così il passato serve a pensare il presente, nel mentre ci parla di un mondo perduto. Ringraziamo per il successo della mostra ‘I fiori del male’ e per la buona riuscita degli eventi collaterali: il Comune di Termoli, la Curia Vescovile, il liceo artistico Jacovitti, la fondazione Lorenzo Milani, l’ANP, la rivista ‘La fonte’, l’Auser, la FlcCgil, l’Unimol, il Gruppo Scavolo Costruzioni e l’associazione Andrea Di Capua”.

 

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