Civitacampomarano

Frana sui tg nazionali, parte raccolta firme: “Rischiamo di morire per l’ignavia delle istituzioni”

I cittadini avviano una petizione popolare, mentre il sindaco Paolo Manuele al Tg3 è duro: "Di questo passo il paese rischia di scomparire"

Cinquanta firme in poche ore ma molte altre sono destinate ad arrivare nei prossimi giorni. I cittadini di Civitacampomarano decidono di dare una scossa agli enti che finora hanno fatto poco o nulla contro la frana che da oltre un anno e mezzo mette a rischio il futuro del caratteristico paese molisano, conosciuto soprattutto per lo spettacolare Castello Angioino.

Per questo hanno lanciato una petizione popolare decisa ieri 25 novembre in una pubblica assemblea in Comune, per chiedere un intervento immediato e una richiesta di incontro urgente al commissario e presidente della Giunta regionale Donato Toma. Quasi nulla purtroppo è stato fatto da quando nel marzo 2017 una frana ha colpito duramente Civitacampomarano distruggendo abitazioni nuove, nonché edifici storici come la casa che fu del patriota Gabriele Pepe.

Ed è anche per questo motivo che proprio ieri, 25 novembre, il TG3 nazionale delle ore 19 ha mandato in onda un servizio su Civitacampomarano e la sua frana con le dichiarazioni forti del sindaco Paolo Manuele che in questo periodo non ha mai mancato di far sentire la propria voce sia in sede istituzionale che fra i cittadini nonché sui social.

È stato lui ad accompagnare il giornalista Rai Marco Cosenza all’interno della zona rossa del paese, dove la frana ha fatto i danni maggiori. Manuele ha spiegato davanti alle telecamere del telegiornale della terza rete pubblica nazionale quali sono i problemi e soprattutto cosa si chiede alla Regione Molise e al Governo. “Serve un’attività di studio geologico del movimento franoso, degli indennizzi per il patrimonio pubblico e soprattutto accelerare i tempi perché se andiamo di questo passo il paese rischia di scomparire”. E proprio su Facebook Paolo Manuele ha postato il servizio del Tg3 aggiungendo una considerazione molto forte. “Civitacampomarano rischia di morire non tanto e non solo per gli effetti della frana, quanto più per l’ignavia delle istituzioni”.

Fra le immagini mostrate dal TG3 anche le condizioni disastrose in cui versa la casa che fu di Gabriele Pepe e che è stata praticamente sventrata dal dissesto idrogeologico. Ma nonostante siano trascorsi quasi due anni, il sistema di monitoraggio che era stato installato qualche giorno dopo la frana non è ancora attivo o meglio non è stato preso in carico da tecnici specializzati e nominati per effettuare un lavoro di studio accurato prima di far capire come intervenire per la messa in sicurezza.

Nella petizione popolare avviata dal comitato denominato “Dissesto fronte nord di Civitacampomarano” vengono ripercorse le tappe principali che hanno segnato questi 20 mesi. I cittadini ricordano che un anno fa era stata chiesta alla popolazione, con atti amministrativi, la ricognizione del fabbisogno derivante dai danni occorsi al patrimonio privato che in tutto portavano a una somma di 11 milioni di euro circa.

È invece del settembre scorso la delibera di finanziamento della Regione Molise di un contributo che è al momento di circa 3 milioni di euro, quindi poco più del 26% del fabbisogno. Inoltre il 23 ottobre scorso sono state formalizzate, istruite e approvate con delibera di Giunta comunale le istanze redatte secondo quanto richiesto dei funzionari regionali per un ammontare di circa 2 milioni e mezzo di euro. Un tempo che per molti è stato insufficiente.

Nella sostanza i redattori della petizione popolare rimarcano che “ad oggi i cittadini che hanno ottemperato senza ritardi o irregolarità all’avviso pubblico e alle disposizioni impartite, nel giro di una o due settimane si vedono stravolgere le regole di partecipazione a una procedura di concessione di pubblico contributo scaduta il 23 ottobre scorso”. I cittadini inoltre lamentano la condizione di dover forzosamente decidere una delocalizzazione senza un benché minimo riscontro scientifico e documentale che, studiato il movimento franoso, possa stabilire le cause e le dinamiche, le azioni di mitigazione, la riedificabilità o meno sulla zona rossa o il progressivo espandersi al resto del centro abitato, restando gli immobili danneggiati ancora di proprietà di cittadini evacuati e a fronte di un contributo evidentemente insufficiente”.

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