Decima azione

Duro colpo alla Società Foggiana: 30 arresti per associazione mafiosa, racket e usura. C’è anche un pregiudicato che viveva a Campomarino

Polizia e Carabinieri, sotto la direzione della DDA di Bari, smantellano la cupola dei clan Moretti-Pellegrino-Lanza e Senise-Francavilla, dediti a racket, estorsioni, scommesse clandestine, droga, armi. meditavano anche di uccidere un dirigente della Polizia. Tra i 30 arrestati anche Ernesto Gatta, 44 anni, da qualche anno residente tra Termoli e Campomarino, fermato nel centro rivierasco stanotte dalla Squadra Mobile di Foggia.

Uno degli arrestati nella imponente operazione contro la mafia foggiana scattata questa notte viveva in Molise. E precisamente a Campomarino. Ernesto Gatta, finito in manette durante il blitz, sarebbe un affiliato dei clan Moretti-Pellegrino-Lanza. L’altro clan al quale gli investigatori, con la più importante operazione antimafia degli ultimi anni a Foggia, hanno inferto un duro colpo, è il Sinesi-Francavilla, altrettanto noto per racket, droga e usura. L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, ha ricostruito la struttura organizzativa e le dinamiche criminali dell’associazione mafiosa denominata Società Foggiana in una operazione definita “Decima Azione”, in quanto rappresenta appunto la decima (in ordine di tempo) delle più importanti operazione antimafia messa in campo dalla DDA di Bari nel capoluogo dauno, “una operazione che ha documentato anche la contrapposizione tra le due “batterie” mafiose egemoni sul territorio: da una parte quella dei Sinesi-Francavilla e dall’altra quella dei Moretti-Pellegrino-Lanza, nonchè il loro inquadramento in un unico contesto all’interno della Società Foggiana”.

I clan sono stati sgominati a partire dai vertici, in una indagine fitta di intercettazioni, controlli, pedinamenti. Raggiunti dalle ordinanze di custodia i capi Rocco Moretti e Roberto Sinesi (entrambi già detenuti), rispettivamente ai vertici dei clan Moretti-Pellegrino-Lanza e Sinesi-Francavilla. In manette l’intera piramide criminale, dai capi fino alla base.

Ecco i nomi delle persone arrestate:  Vito Bruno Lanza, 65 anni, Rocco Moretti, 68, Roberto Sinesi, 46, Angelo Abbruzzese, 70 anni, Francesco Abbruzzese, 41, Giuseppe Albanese, 38, Alessandro Aprile, 34, Luigi Biscotti, 42,Emilio Ivan D’Amato, 45, Domenico D’Angelo, 25, Ciro Francavilla 44, Giuseppe Francavilla, 40, Gioacchino Frascolla, 33, Ernesto Gatta, 44, Leonardo Lanza, 39, Savino Lanza, 35, Antonio Miranda, 61, Alessandro Moretti, 27, Raffaele Palumbo, 34, Massimo Perdonò, 41, Francesco Pesante, 30, Fausto Rizzi, 38, Antonio Salvatore, 27, Cosimo Damiano Sinesi, 33, Francesco Sinesi, 33 Giuseppe Spiritoso, 62, Lorenzo Spiritoso, 37, Fabio Tizzano, 38, Francesco Tizzano, 46, Patrizio Villani, 41.

Il blitz è durato diverse ore e a visto impegnati oltre 200 uomini. Sono 30 gli esponenti di rilievo appartenenti a famiglie della criminalità organizzata della provincia di Foggia che sono finiti in carcere per accuse, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsioni e armi.

Per gli investigatori i 30 indagati sarebbero responsabili di una serie lunghissima di episodi di racket nei confronti di negozianti e imprenditori a Foggia. I fatti si riferiscono al periodo compreso tra l’inizio del 2017 e fino ad oggi.

“La Società Foggiana – scrive il Gip – riesce ad inquinare tutti i gangli vitali della vita sociale, economica, amministrativa di Foggia”.  Gli esponenti della Società Foggiana dispongono di una famigerata “lista delle estorsioni”, in cui sono riportati i nomi degli imprenditori foggiani che sistematicamente pagano il “pizzo”.

E aggiunge ancora il Gip, che “L’attività d’indagine ha evidenziato lo stato di omertà assoluta lo si rileva anche dal dato numerico delle denunce, che dimostra chiaramente un limitatissimo apporto all’accertamento di reati commessi in danno di cittadini, imprenditori, operatori commerciali, rispetto alla elevatissima percentuale di ipotesi che vengono colte durante le attività tecniche e investigative in corso. Che questi fatti-reato non siano denunciati è un’ulteriore conferma della totale soggezione di larghe fasce della popolazione, indotte a subire silenziosamente i torti e le angherie poste in essere da coloro che agiscono evocando l’appartenenza a questo determinato contesto criminale: la Società foggiana”.

La Società Foggiana è attiva anche nel settore della cessione di sostanze stupefacenti avendo la disponibilità di ingenti quantitativi di droga. La sua forza emerge anche dalla volontà di colpire le forze dell’ordine impegnate ad assicurare il rispetto delle leggi, come risulta dai propositi di uccidere un ispettore capo presso la squadra mobile di Foggia.

Altra fonte di guadagni illeciti è rappresentata dal progetto di infiltrazione nel settore delle scommesse truccate con alterazione dei risultati delle corse dei cavalli. Anche questo emerge dalle intercettazioni, nelle quali si evince come alcuni membri dell’organizzazione avessero coinvolto il vecchiarello, uomo di Napoli, in grado di truccare le corse tris, facendo vincere il fantino di volta in volta individuato, corrompendo gli altri fantini.

Nelle decine di intercettazioni captate dalle forze dell’ordine emergono numerosi progetti omicidiari, compreso l’agguato nel bar H24 di via San Severo dove fu ucciso il 21enne Roberto Tizzano e ferito Roberto Bruno. Tra gli spunti che hanno fatto scattare le manette alcuni dettagli infatti sarebbero emersi durante le indagini sull’omicidio di Roberto Tizzano, 21enne ucciso a Foggia all’interno del bar 24 nel mese di ottobre del 2016. Dagli atti di indagini emergono anche presunte pressioni esercitate negli anni scorsi su dirigenti ed ex allenatori del Foggia calcio per l’ingaggio di un calciatore foggiano.

Tra gli indagati anche Rodolfo Bruno, pluripregiudicato anche lui foggiano ucciso lo scorso 15 novembre in un bar alla periferia di Foggia. L’inchiesta che ha portato agli arresti di oggi, sostengono gli inquirenti, è la più importante operazione antimafia degli ultimi anni a Foggia ed è, come già l’operazione Robin Hood della notte scorsa, una risposta dello Stato ai crimini sempre più violenti che si registrano sul territorio dell’alto Tavoliere, compresa la esecuzione di Lillino Coccione la mattina del 24 novembre scorso.

Coinvolto nella operazione anche il Molise, in modo particolare la costa. A Campomarino infatti è stato arrestato Ernesto Gatta, che da diverso tempo viveva proprio nella nostra regione. 43 anni, pregiudicato, detto “Lo sfregiato”, è ritenuto vicino al clan Moretti-Pellegrino e ha già scontato un periodo di carcere per reati di associazione mafiosa. 

Parla di “successo investigativo di alto livello, segno tangibile della presenza dello Stato” il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che si è complimentato per ”un altro duro colpo” alla mafia foggiana. Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho ha commentato: “È una operazione molto significativa trattandosi di arresti che riguardano l’associazione mafiosa riconducibili alla cosiddetta ‘Società Foggiana’ che esercitava estorsione a tappeto nella città di Foggia e in tutta la provincia che peraltro è un territorio conflittuale e si è intervenuti per porre fine alla catena di sangue che negli ultimi tempi ha caratterizzato la mala foggiana”. L’operazione ha permesso di smantellare i gruppi criminali più violenti di Capitanata e che da sempre, sono in contrasto fra loro.

 

Più informazioni
leggi anche
Relazione della dia
Infiltrazioni mafiose: nella banda del bancomat arrestata a Larino il figlio del boss Lanza di Foggia. Attività della costa a rischio riciclaggio