La nomina che non arriva

Sanità: tutto bloccato perché manca il commissario. Ospedale in agonia nell’inerzia del “signor portavoce”

I molisani hanno eletto proprio Federico, Ortis, Di Marzio e Testamento: sono loro gli interlocutori dei molisani a Roma e sono loro quattro a dover rispondere nel merito e non solo sul metodo, giacché quello è fin troppo chiaro. Quando arriva il Commissario alla Sanità? Quante persone devono ancora rischiare la vita prima che vengano riorganizzati servizi ed emergenze e assunti medici e infermieri dei quali c'è un bisogno urgentissimo?

Siamo una Bad Region, alla lettera una “Regione cattiva”. Sotto piano di rientro, in deficit sanitario. Ci siamo comportati male, anzi malissimo. E meritiamo una punizione: non possiamo decidere da soli, perché abbiamo dimostrato di non sapere prendere decisioni nell’interesse collettivo (e dei malati, cioè di tutti). Siamo come gli asini della scuola elementare del dopoguerra, in castigo dietro la lavagna e coi ceci sotto le ginocchia. E per noi non basta l’autorità della maestra con la bacchetta in mano: ci vuole il preside. Che, in questo caso, si chiama Commissario Straordinario alla Sanità. Senza di lui non si può fare un accidenti di niente. Figurarsi le assunzioni, sia pure a tempo determinato, di medici e infermieri. Quelli che servono per far funzionare un ospedale. Nel caso specifico il San Timoteo di Termoli.

In pratica, e semplificando i vari passaggi, funziona così: il direttore generale raccoglie le richieste degli ospedali e delle strutture cliniche pubbliche del territorio e presenta un piano triennale di fabbisogno, nel quale si riportano numeri e mansioni del personale che serve in un presidio come quello della città adriatica, dove malgrado lo scippo delle unità operative complesse (cioè reparti con primariati) si lavora facendo affidamento sui sacrifici, sulla buona volontà, sulla determinazione di quanti sono in servizio e sono, legittimamente, provati oltre ogni limite da anni di carenze e tagli. Immaginate di dover fare da soli il lavoro di 4 persone, tutti i giorni, per un anno di fila. Rinunciando a permessi, ferie, domeniche. E di venire accusati pure di essere sgarbati, di non sorridere e coccolare i pazienti.

Ecco, appunto. Così si lavora al San Timoteo, specialmente in alcuni reparti di maggiore affluenza come Pronto Soccorso, Otorino, Ginecologia, Pediatria, Chirurgia. Quei reparti gettonati, purtroppo, in un luogo che oltre a servire ormai un bacino molto ampio (circa 180mila persone) si trova tra ferrovia, autostrada, ha un porto e un Nucleo industriale.

Il piano di fabbisogno, una volta approvato, sblocca le procedure di selezione del personale, le mobilità, le graduatorie. Consente di assumere e far lavorare i medici e gli infermieri. Quelli indispensabili, a esempio, per un reparto come Ostetricia, dove ci sono meno della metà di medici e infermieri necessari. Ovvio che non si raggiungano i 500 parti all’anno. E così il reparto (per la cui sopravvivenza comunque è stata chiesta una deroga) rischia di chiudere baracca e burattini. Ma se, invece, si assumessero finalmente i 5 medici e i 4 infermieri di cui c’è bisogno, per i quali sono già pronte le graduatorie che aspettano la firma del benedetto Commissario, ci sarebbero parecchie chances di incrementare i parti e raggiungere – e perfino superare – quota 500.

Il problema è che il Piano di fabbisogno, proprio perché siamo cattivi, non può approvarlo la Asrem, tantomeno la Regione Molise, principale imputata – come Istituzione – di aver fatto disastri. No. Quel piano lo deve approvare il Commissario straordinario, il nostro Preside.

Che però non c’è. Non è stato nominato. Si attende da mesi, da quando il nuovo Governo si è insediato. Ma il nuovo Governo non ha fatto nessuna nomina, solo una norma di incompatibilità che blinda la scelta eliminando Toma, il governatore del Molise, dai candidati. Tante parole, fatti zero. E intanto il San Timoteo è in agonia.

Eppure la ministra Grillo ha smesso di “interagire” con il popolo molisano sulla questione, la ministra Lezzi dopo essersi fatta vedere tre ore a un mese dal terremoto è latitante, e i deputati e i senatori a 5 Stelle continuano a offrire generiche garanzie senza affrontare mai il nodo della questione: quando arriva il Commissario? Quante persone devono ancora morire o rischiare di morire prima di riorganizzare i servizi della rete dell’emergenza, rimettere a posto il 118, permettere agli ospedali di avere personale sufficiente a gestire la richiesta di chi ha la sfortuna nera di sentirsi male in Molise?

Non si sa. Non ci sono date. Solo sistematiche e vaghe rassicurazioni. L’ultima quella di oggi, ultimo giorno di novembre, che porta la firma di “portavoce M5S a ogni livello istituzionale”. Come se i politici – giacché ora sono tali – del partito – giacché è un partito – non avessero nomi e cognomi, non avessero ruoli.

La struttura commissariale, la cui nomina è imminente, sarà formata da figure indipendenti e di alto profilo tecnico come da sempre sostenuto dal MoVimento 5 Stelle, a conferma che quando si dice una cosa, poi la si fa. La stessa struttura commissariale terrà conto di un necessario alternarsi di pesi e contrappesi: la figura del commissario e quella del subcommissario, infatti, saranno indicate da ciascun contraente del Contratto di Governo come è normale che sia, il che rende ancor più incomprensibile, oltre che fuori luogo, la battaglia esclusivamente personale del presidente Toma per ottenere l’incarico di commissario ad acta per la Sanità.
La struttura commissariale, inoltre, garantirà il rispetto della legalità oltre che il diritto dei molisani ad avere una sanità pubblica e di qualità: un principio sacrosanto di rottura con il passato sul quale non possiamo transigere”.

Bene, benissimo. E’ esattamente quello che ci aspettiamo in Molise. E’ esattamente quello per cui sono stati eletti i 4 onorevoli pentastellati, che hanno fatto incetta di voti al Senato e alla Camera e dai quali ci si aspetta, più che legittimamente, una mediazione tra Molise  e Roma. Invece, a quanto pare, Antonio Federico, Luigi Di Marzio, Fabrizio Ortis e Rosa Alba Testamento si annientano dietro al “signor portavoce” e non dicono mezza parola sulla sostanza vera del problema: quando arriva il Commissario?

Niente, non si sa.  Eppure è un’equazione matematica, non si scappa. Niente commissario, niente assunzioni. Niente assunzioni, ospedale condannato a morte. Hai voglia a fare i giri dei reparti a beneficio dei selfie elettorali, a rassicurare che vatuttobenemadamalamarchesa, che “Non appena la struttura commissariale si insedierà, il MoVimento 5 Stelle intraprenderà una interlocuzione costante con commissario e sub commissario e, soprattutto, vigilerà sul loro operato eccetera eccetera..”, che questo è il governo della trasparenza e del cambiamento. Nel frattempo il San Timoteo è in agonia. Sul letto di morte. Le procedure sono bloccate. Le assunzioni ferme. I reparti stanno per abbassare la saracinesca.

Il sindaco di Termoli Angelo Sbrocca (sì, è del Pd, e non c’entra un beneamato cavolo stavolta) ha organizzato un incontro con i medici dell’ospedale e i sindaci del Bassomolise dopo aver chiamato in causa i 5 Stelle  rivendicando il diritto a sapere qualcosa sul commissario. Non tanto chi sarà – quello lo decide Roma – ma almeno quando ci sarà. La risposta? Non è arrivata. A parte i soliti contro-attacchi politici per una questione che, va da sé, non dovrebbe essere appannaggio di tessere e divise.

Ora, esiste un fatto inoppugnabile. I molisani non hanno eletto il signor portavoce del M5S, ma hanno eletto proprio Federico, Ortis, Di Marzio e Testamento. Sono loro, che piaccia o meno, gli interlocutori dei molisani a Roma. Perché Tartaglione (che peraltro è stata eletta in Puglia) e Occhionero fanno parte della minoranza, e al Governo ci stanno, piaccia o no, Lega e 5 Stelle. Sono loro quattro a dover rispondere, a farci sapere, a dire qualcosa di concerto nel merito e non solo sul metodo: quello lo abbiamo capito. A meno che due senatori e due deputati non contino nulla. Ma non possiamo certo presumerlo: sarebbe terribile scoprire che, anche col Governo del cambiamento, il Molise resta un due di picche e i suoi massimi rappresentanti parlamentari siano solo portavoce. E di sicuro non dei molisani.

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