Termoli

Tunnel, atto finale: dubbi sulla concessione dei 5 milioni ma il voto in Regione è un test anche per Toma

Mercoledì il consiglio regionale dirà sì o no all’opera che fa discutere Termoli da quattro anni. La minoranza di centrodestra incalza: “Toma e i suoi dimostrino di non essere come il centrosinistra”. Mentre il dirigente Giarrusso striglia il Comune per una documentazione carente e che senza i fondi non possono essere erogati. Un segnale che la musica è cambiata?

A pochi giorni dal novantesimo, per dirla con le parole di Valerio Fontana del M5S, uno dei maggiori oppositori dell’opera. Ma il novantesimo non è il minuto di una gara di calcio, bensì l’ultimo giorno che il Consiglio regionale ha per discutere, e quindi per avallare o bloccare, la realizzazione del tunnel, del multipiano sotterraneo e di tutte le altre opere connesse per un progetto da quasi venti milioni di euro. Ma a pochi giorni dalla scadenza, forse qualcosa è cambiato.

Lo fa capire una lettera che il Direttore del IV Dipartimento della Regione, l’architetto Giuseppe Giarrusso, ha inviato al Comune. Una strigliata camuffata con le parole del burocratese, nella quale Giarrusso dice chiaro e tondo che la documentazione per avere i finanziamenti pubblici, cioè cinque milioni del conto totale da 19,9 dopo le modifiche al progetto, è carente e che la Regione attende delle integrazioni da tre anni.

Ora, va anche detto che dal Comune di Termoli sostengono di aver inviato quanto richiesto da Giarrusso. Tuttavia, questo segnala un evidente cambiamento, quantomeno di atteggiamento. Se con Frattura alla guida e Massimo Pillarella alla Direzione del Servizio Infrastrutture e Lavori Pubblici l’Amministrazione Sbrocca aveva trovato grande collaborazione, se non condivisione nell’iter che ha portato all’approvazione dell’opera, con Giarrusso la musica parrebbe cambiata.

È notorio che Giarrusso, fedelissimo di Michele Iorio, venne defenestrato da Paolo Frattura in Regione. Si sa anche che una delle poche modifiche volute da Toma fra i dirigenti regionali è stata proprio quella al settore Lavori Pubblici e Infrastrutture.

Cosa vuol dire tutto questo? Che il centrodestra ha una visione del tutto differente dell’opera? Può darsi. Che il centrodestra affosserà il progetto, condividendo l’opposizione totale dei Cinque Stelle? Staremo a vedere e non c’è da aspettare molto. Giarrusso è un tecnico, prima di essere a favore di tizio o di caio, e per ora si è limitato a prendere in esame la parte tecnica. Non è lui l’eventuale ostacolo all’opera, ma è un fatto di numeri e voti in Consiglio regionale.

La tappa decisiva, o addirittura conclusiva, se non fosse che c’è anche un ricorso pendente al Tar, è in programma mercoledì 17 ottobre dalle 10,30 a palazzo D’Aimmo. Lì si vedrà quanti la pensano come i pentastellati a proposito del tunnel e quanti invece, magari ex fedelissimi di Frattura che il progetto l’ha sempre sponsorizzato, preferiranno dare il loro assenso, pensando anche ai possibili risarcimenti che la ditta De Francesco, aggiudicataria dell’opera, potrebbe chiedere a chi quell’opera dovesse bloccarla con un atto politico.

Centrodestra Termoli

È quanto chiedono oggi tre esponenti della minoranza di centrodestra al Comune di Termoli, rivolgendo un appello ai consiglieri regionali. “Chiediamo al centrodestra tutto insieme di fare la sua parte come noi l’abbiamo fatta e la faremo” le parole di Francesco Rinaldi di Forza Italia stamane – 15 ottobre – in conferenza stampa, dove ha anche precisato che “dal punto di vista tecnico l’opera si può fare, gli studi e i sondaggi geologici lo dimostrano”.

Ha parlato di “vizi procedurali per la mancata approvazione della Vas e il mancato coinvolgimento della Soprintendenza dopo la delibera della presidenza del Consiglio dei Ministri” ancora una volta l’ex sindaco Antonio Di Brino, che per una volta ha aperto alla realizzazione del “parcheggio sotterraneo, ma non in maniera devastante come adesso. Chi parla di contenziosi come fa Facciolla prova a forzare la mano ai consiglieri”.

Quindi Marone, fresco di passaggio alla Lega di Salvini. “Così come è concepito il progetto è inutile e dannoso, sarebbe stato utile condividerlo con la popolazione. C’è una serie di vizi di legittimità e il Tar presto si dovrà pronunciare su questo”. Anche Marone ha sottolineato l’importanza della nota di Giarrusso, specie nella parte in cui l’architetto scrive che solo dopo la verifica della documentazione verrà deciso se concedere i 5 milioni di fondi pubblici e stabilendo, solo allora, “la possibilità di prorogare il termine del 31 dicembre 2018 per consentire un diverso cronoprogramma dell’intervento”. L’esponente leghista li ha definiti “rilievi pregiudiziali sulla concedibilità del finanziamento pubblico”.

Ma l’impressione è che la partita sia fortemente politica, considerato l’appello chiaro e tondo dei tre a Toma e ai suoi di ricordarsi da che parte stanno. Sempre per Di Brino “se la maggioranza Toma è di centrodestra deve sostenere le posizioni del gruppo consiliare termolese all’opposizione”.

Mercoledì 17 ottobre si potrebbe assistere a una verifica effettiva delle forze in campo a palazzo D’Aimmo e quindi a un test sulla tenuta della maggioranza Toma a soli sei mesi dal voto che lo ha portato a guidare il Molise.

Due sono i motivi fondamentali: il primo è che con la Lega ci sono già state delle frizioni in maggioranza, dato che la formazione di Salvini ha talvolta condiviso anche in Regione le posizioni dell’alleato di governo nazionale, il M5S, distanziandosi dal pensiero della maggioranza, come si è visto nel caso vaccini. Lega e M5S dovrebbero condividere la stessa posizione anche stavolta, ma sarà lo stesso per Forza Italia e le altre formazioni centriste?

Appare difficile che Michele Iorio, il quale si è sempre detto contrario al tunnel, possa cambiare idea e spianare la strada al progetto. Perché in tutta onestà, se il centrodestra dovesse votare per partito preso, la partita del tunnel sarebbe finita.

Tuttavia ci sono diversi altri consiglieri regionali di maggioranza che fino a sei mesi fa erano fedeli alleati, se non addirittura collaboratori, di Paolo Frattura e del suo governo. Hanno cambiato idea negli ultimi mesi? E su che basi voteranno? Dopo approfondita conoscenza del progetto e del suo iter o per mera appartenenza politica? Lo scopriremo mercoledì.

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