Campobasso

Mimmo Lucano via Skype: “Senza Bregantini il modello Riace non sarebbe esistito”

Un Mimmo Lucano combattivo e capace di farsi ascoltare, come sempre gli accade, è intervenuto ieri 29 ottobre in collegamento via skype durante il convegno nell’auditorium Celestino V di via Mazzini, a Campobasso su “Accoglienza e modelli di integrazione possibile dalla Calabria fino al Molise”, in un incontro promosso dalla Caritas diocesana, l’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano, il mensile culturale “il Bene Comune”, l’associazione “Dalla parte degli ultimi”, Cgil del Molise e  Centri di ricerca ArIA e Biocult.

Il sindaco di Riace, finito al centro delle cronache per l’arresto nelle scorse settimane con l’accusa di aver combinato matrimoni finti per far restare in Italia immigrati che rischiavano l’espulsione, ha avuto parole al miele per il vescovo di Campobasso, Giancarlo Maria Bregantini.

“Per me è sempre è un’emozione vederlo – ha detto all’inizio del suo intervento -. Sto bene, mi sto adattando a questa situazione nuova” ha poi proseguito in riferimento all’obbligo per ordine del Tribunale di dimorare lontano dalla sua Riace, divenuta modello di accoglienza per aver integrato immigrati, i quali hanno rianimato e ripopolato il piccolo centro della Locride.

Bisogna guardare sempre a chi sta peggio, ci sono cose più difficili da sopportare. Sono fiducioso di poter tornare a Riace e ricominciare, come capita nella vita” le parole del primo cittadino calabrese.

Quindi ha raccontano come è nato il ‘modello Riace’. “Quando abbiamo iniziato, il fenomeno immigrazione non c’era proprio. Eravamo impegnati a capire come riscattare il nostro territorio. Il vescovo Bregantini ha preparato il territorio, è arrivato in un momento di crisi di identità per il nostro territorio, gli anziani aspettavano in maniera passiva lo scorrere del tempo. La politica era incapace di entrare dentro i fenomeni del territorio, come quello mafioso. Lui mi ha trasmesso la voglia di impegnarmi.

Negli anni ci hanno voluto far credere che c’era una invasione, io l’ho vista come opportunità di ripopolare i territori, accompagnato anche da un istinto a non rimanere indifferente. Abbiamo creato laboratori di artigianato, abbiamo recuperato la scuola. È stato un sogno riuscirci. Bregantini ha acceso la luce, se non ci fosse stato lui, questa piccola comunità che fa parlare il mondo non sarebbe esistita”.

Il vescovo, nell’aprire l’incontro, ha invece criticato il modello d’accoglienza attualmente più in voga, quello dei Cas. “Se dopo due anni non sanno l’italiano come fanno a integrarsi? Come facciamo a finanziare gli alberghi con 35 euro al giorno se non sono capaci di proporgli un corso di italiano? Quello è il primo passo verso l’integrazione”. Da qui l’esperienza diversa degli Sprar. “Mimmo Lucano è una persona straordinaria, ha grande forza, la sua è un’esperienza positiva”.

Nel suo intervento invece, il direttore della Caritas diocesana Franco D’Onofrio ha rimarcato “il diritto di accogliere con scopi altri, di dire la mia idea e il mio pensiero, il diritto di poter dire che accoglienza altra è possibile al di là di numeri e magistrature”.

commenta