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Sanità, attesa per la nomina del commissario. Federico: “Serve un uomo capace e libero”

Questione di giorni, secondo alcuni addirittura di ore, la nomina del commissario ad acta per la sanità del Molise. Quella di oggi sembrava essere la giornata decisiva per tirare fuori il nome del tecnico che governerà il settore commissariato da ben 11 anni. La discussione sul decreto Dignità, però, ha assorbito interamente il Consiglio dei ministri e la titolare del dicastero alla Salute, Giulia Grillo alla quale spetta il compito, assieme al ministro dell’Economia, di indicare il commissario per il Molise (nomina che ratifica il Consiglio dei ministri).
Nell’attesa prosegue il braccio di ferra tra il M5S che ha sposato la linea della sua ministra contraria ai commissari-governatori e il centrodestra che invece vorrebbe accontentare la richiesta del presidente Donato Toma il quale, già nelle scorse settimane, ha fatto pressioni niente meno che sul vice premier Matteo Salvini (Lega).
Intanto il deputato molisano Antonio Federico ha rilanciato una intervista della Grillo concessa al quotidiano La Repubblica in cui si parla della rete di emergenza-urgenza del 118 dopo i casi di presunta malasanità nel trasporto dei pazienti da un ospedale all’altro della regione.
Da questo articolo emergono alcune soluzioni proposte dal ministro che sono: ricognizione sui finanziamenti per l’edilizia sanitaria; interlocuzione con Inail per realizzare nuove strutture; possibilità di aumentare il personale con specialità in accettazione e urgenza ricorrendo anche ad altre figure mediche o professionali con sufficiente esperienza; verifica con il Ministero dell’Economia per togliere il vincolo di spesa sulle nuove assunzioni; realizzare un flusso continuo di ingressi dei medici dall’università sul modello anglosassone.
“Questa impostazione di base – spiega Federico – va poi calata sul nostro territorio regionale considerandone peculiarità e orografia. Quindi riportare la rete dell’emergenza in carico completamente al pubblico, ripristinando i reparti chiusi per scelte politiche e non per obblighi particolari, ma anche rafforzando la rete del territorio e l’assistenza domiciliare per ridurre gli accessi impropri. Tutto questo – conclude il parlamentare – si può fare ristabilendo un giusto rapporto tra pubblico e privato, iniziando dalla eliminazione di 20 milioni di euro di extrabudget per le strutture convenzionate e che potrebbero essere diversamente investiti nel settore pubblico. Il privato deve affiancare il pubblico, non sostituirlo. E una cosa del genere può essere fatta solo da un commissario che sia libero, capace, illuminato”.
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