Ultima serata oggi 10 agosto per l’iniziativa “Passi nel borgo…tra gocce di memoria” curata in piazza Belgioioso da Peppe Del Muto, noto appassionato di storia e poesie, oltre che di fotografia. Tantissime le persone interessate ad ascoltare che ogni sera hanno ascoltato le parole di Del Muto.
“Abbiamo rivalutato il dialetto e riso con la satira di fatti successi tra la gente di una volta – commenta l’autore -. Bisogna ridere, cercare la serenità, perché la vita è breve, godiamoci queste serate estive sotto un lampione di un quartiere, davanti al Palazzo Ducale, all’antica chiesa romanica, la porta di un vecchio frantoio, rimasto intatto dal 1971, dove vi è ancora la giacca appesa al muro, tra i quadretti di Sant’Antonio e “lu laps” (matita) attaccata con lo spago vicino alla “bascuglia” con i pesi.
I lampioni ci illuminavano con la loro luce fioca tanto da creare un atmosfera surreale, difficile da raccontare – prosegue Del Muto – quasi erano felici anche loro ascoltando i ricordi, le stesse lampadine tremavano e nel riflesso a terra, tra le ombre sembrava che ridessero. Ad ogni storia, racconto, vicenda, episodio aggiungevo una poesia o scritto che estraevo dai miei libri dialettali”.
Gli argomenti trattati sono stati quelli di storia locale: la chiesa di Santa Maria e la sua cripta, il Palazzo ducale e le sue vicissitudini, la storia del noto Puzze Vallone, per la prima volta le avventure del brigante “Coraggio”, sul colle nei pressi della sua presunta grotta, lo stupendo racconto sulla transumanza e la recita di poesie del pastore e poeta Giuseppe Di Giuseppe che “sapeva la Divina Commedia a memoria, pur non essendo mai andato a scuola” con la testimonianza diretta della figlia Nella.
![gocce-memoria-del-muto-petacciato-134528](https://www.primonumero.it/photogallery_new/images/2018/08/gocce-memoria-del-muto-petacciato-134528.jpg)
“Ci siamo recati vicino le porte dei nostri concittadini – racconta ancora Del Muto -che in un modo o in un altro hanno lasciato segni tangibili come Gennaro Maranca, che nel 1941 trovò vicino al suo “pajare” na pignatta di monete di valore inestimabile custodite nel Museo Archeologico Nazionale di Chieti: 216 denarii d’argento dal 211 a.C. e 6 Vittoriati anch’essi d’argento ricondotti al 211 -208 a C. , di lui ho raccontato la vita, semplice ed umile, trascorsa con il suo inseparabile asinello “precoche”.
Ho svelato segreti di guerra, fatti di gioventù dei nostri concittadini, storie di miseria e nobiltà. Ho citato della confraternita del Santissimo Sacramento, di Sant’Adamo, e qui voglio precisare che ha vissuto e pregato nel territorio petacciatese, sono visibili ancora i ruderi del suo convento ad un miglio dal paese dove è stato seppellito e poi venerato. Il Santo fece un miracolo nel bosco di Petacciato ed è ricordato proprio per questo”.
Grandi complimenti da parte di tutti e specialmente dai turisti provenienti da fuori regione. “Anche stavolta abbiamo fatto centro” commenta l’autore, decisamente soddisfatto per come è andata questa nuova iniziativa culturale a Petacciato.
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