Per qualcuno è un giorno di festa. Lo è ad esempio per Antonio Picariello, il noto professore e critico d’arte, che dopo 36 anni di precariato e di supplenze in giro per l’Italia finalmente ha conquistato il posto fisso. “Questi sono stati anni surreali”, dice nell’intervista video rilasciata a Primonumero. Da settembre sarà in cattedra all’Alberghiero di Termoli pronto contribuire alla formazione del pensiero critico dei suoi studenti.
C’è anche chi è più giovane e ha già una cattedra. “Sono felice, sono entrata di ruolo: io ho lavorato molto e ho fatto tanti sacrifici per raggiungere questo traguardo”, dice la trentenne Donatella. Altri sono stanchi e sfiduciati: “Sono precaria da 18 anni, forse nemmeno quest’anno riesco a diventare di ruolo”. Stati d’animo diversi all’Ufficio scolastico regionale, dove dalle 9 di del 9 agosto sotto un sole cocente sono iniziate le procedure per le immissioni in ruolo degli insegnanti molisani.
![insegnanti assunte](https://www.primonumero.it/photogallery_new/images/2018/08/san-basso-2018-134478.jpg)
Negli uffici di via Garibaldi si lavora ininterrottamente da giorni: “Non andremo nemmeno in ferie perché la macchina organizzativa sta girando a pieno regime per offrire un servizio adeguato”. 199 i posti disponibili in Molise, 57mila in tutta Italia. Ci sono i vincitori dei concorsi che devono scegliere le classi e poi ci sono coloro che sono inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, le cosiddette Gae. Metà dei posti è per i primi, l’altra metà per i secondi. Gli insegnanti molisani sono per il 96% donne, il 4% si tratta di uomini.
![insegnanti](https://www.primonumero.it/photogallery_new/images/2018/08/san-basso-2018-134475.jpg)
Ma c’è confusione dovuta ad una normativa che ha complicato non poco le assunzioni. “Chi ha presentato ricorso perché riteneva che il proprio titolo fosse abilitante, ad esempio, e ha avuto ragione – spiega Nicolino Fratangelo, segretario della Uil Scuola – è stato inserito nelle graduatorie. Qualcuno è entrato pure di ruolo. Il che ha creato ulteriore trambusto. Ma a novembre il Consiglio di Stato ha bloccato tutto. Ora il Governo ha messo mano alla questione con il decreto Dignità”.
Paola ha 38 anni e dopo sette anni di precariato è entrata di ruolo. “Sono entrata grazie al concorso, ma questi sette anni di precariato – dice con un sorriso – che mi sono serviti per fare esperienze diverse”. Invece per Lucia “in questo momento è importante che venga riconosciuta la figura del docente e le sue competenze perché solo così si può avere una scuola di qualità”.
E poi c’è chi resta deluso. Come Maria Luigia, da 18 anni in attesa di un posto di ruolo: “Non ho voluto fare il concorso del 2016 perché non mi sembrava giusto e perché non volevo rischiare di andare al Nord, la mia famiglia abita qui”.
![insegnanti precarie](https://www.primonumero.it/photogallery_new/images/2018/08/san-basso-2018-134473.jpg)
Nella sua stessa situazione ci sono Sonia, Marianna, Emilia e Giulia: sono in graduatoria da quasi 20 anni, ma il posto fisso nella scuola resta un’utopia. “Ogni anno è la sempre la stessa storia, non abbiamo prospettive, il futuro è sempre incerto. Dobbiamo aspettare sempre le supplenze se ci sono, ‘sbattute’ un giorno a Trivento, un giorno a Termoli…”, si sfoga Sonia.
Invece Emilia ha una figlia di 12 anni e da 18 sogna un posto stabile nella scuola: “Sono Gae Infanzia da 18 anni, vincitrice di concorso nel 2000. Ho bisogno di lavorare veramente per mangiare. L’unica cosa che chiedo: esaurite le graduatorie, azzerate i posti e poi si comincia ad assumere le persone vincitrici di concorso. E invece così con la ripartizione al 50 e al 50 percento penalizzate sia gli uni che gli altri. Noi siamo stanche”.
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