Caporalato

Dieci anni fa moriva Gheorghe Radu, la moglie: “È stata seppellita la verità sulla sua morte”

Son trascorsi esattamente dieci anni quando il corpo di Gheorghe Radu fu ritrovato senza vita in un campo a Nuova Cliternia, frazione di Campomarino. Era il 29 luglio del 2008 e Radu, operaio agricolo romeno di 35 anni, venne lasciato agonizzante dai suoi colleghi di lavoro, impauriti dal possibile intervento della polizia e dal conseguente rischio di essere allontanati dall’Italia.

La moglie Maria, che dal 2013 è tornata a vivere a Dorohoi in Romania, raggiunta telefonicamente dichiara: “sono felice che qualcuno in Italia ancora ricordi Gheorghe. Ringrazio chi mi è stato vicino e mi ha aiutato nella vita di tutti i giorni e ad affrontare i processi che però non hanno reso giustizia a mio marito”. Nel luglio dello scorso anno il Tribunale di Larino ha assolto in primo grado Domenico Scarano ed Emilio Cardinale, accusati di omicidio colposo con violazione di norme prevenzionali del cittadino romeno.

Gherghe era residente, insieme alla moglie Maria e alla figlia Valentina, a Torremaggiore ed era venuto in Italia nel tentativo e nella speranza di un futuro migliore.  Quel 29 luglio di dieci anni fa, così come nei giorni precedenti, aveva raggiunto le campagne molisane insieme ad altri braccianti per raccogliere pomodori. Ad un certo punto della mattinata, sotto un sole rovente, si accasciò al suolo per un malore dove venne lasciato agonizzante dai suoi colleghi di lavoro, impauriti dal possibile intervento della polizia e dal conseguente rischio di essere allontanati dall’Italia in base alla legge Bossi-Fini. Tuttavia, alcuni di loro non vedendo più Ghoerghe tornarono indietro e chiamarono i soccorsi.

“Quando mi dissero che Gheorghe era morto non volevo crederci, era impossibile crederci ma dovetti accettarlo e con lui seppellire anche tutte le nostre speranze – commenta la moglie Maria -. Oggi dopo dieci anni la morte di mio marito non ha un colpevole. Rispetto la sentenza ma, per me, non è stata fatta giustizia”. Maria dal 2013 è tornata a vivere in Romania a Dorohoi, cittadina dalla quale era partita insieme a suo marito per l’Italia. “Son tornata qui perché non riuscivo più a vivere in Italia: troppo stress, ero sempre nervosa e non riuscivo ad andare avanti con la giusta serenità che, invece, ho ritrovato nel mio paese”.

La notizia dell’assoluzione dei due imputati l’ha intristita lasciandole una grande amarezza. “È andata così purtroppo: non c’è nessun colpevole per la morte di Gheorghe, tutti assolti. Io non cercavo vendetta ma solo giustizia”. “Ricordo – spiega – che nell’ultimo mese è cambiato il giudice e questo ha assoluto tutti: la verità è morta con Gheorghe e nessuno più la saprà”.

La sentenza è di primo grado e Maria potrebbe ricorrere in appello nel tentativo di ribaltarla, ma: “non ho le possibilità economiche per affrontare un nuovo processo, ho perso il patrocinio gratuito che avevo durante il primo processo. E poi, se dopo tutte le testimonianze portate in aula non si è riusciti ad arrivare alla verità, un nuovo processo è inutile”.

 

 

 

 

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