Termoli

Aut Aut, la piazza ‘abbraccia’ la Dandini. Lei: “Sindaco, mi dia la cittadinanza”

Nella cornice suggestiva di piazza Duomo, che in queste sere ha sfavillato per pubblico e bellezza, si è svolto il terzo incontro dell’Aut Aut festival. Ospite Serena Dandini che ha presentato il suo libro “Il catalogo delle donne valorose”.

Due poltroncine nere e una piazza brulicante ad attendere l’ospite della terza serata di Aut Aut festival, Serena Dandini. Quando lei arriva, insieme alla presentatrice dell’evento Valentina Fauzia, è subito accoglienza calorosa.

Dandini a Aut aut, piazza

E si ride ancor prima di iniziare quando lei ironizza per le mancate presentazioni formali (“Per Rampini sì e per me no?”), esce e rientra sul palco. La presentatrice ricorda al pubblico chi è Serena Dandini, conduttrice e autrice televisiva e, dal 2011, anche scrittrice. Definita come “una figura che ha innovato il linguaggio comico e satirico, in televisione e non solo”, vincitrice del premio ‘Cesare Pavese’ per il suo penultimo lavoro editoriale ‘Avremo sempre Parigi’, la sua “laurea”. E come non citare il suo ‘Ferite a morte’, progetto teatrale del 2013 sul femminicidio che assume la forma di un’antologia di monologhi di donne uccise da uomini.

La prima domanda è ‘da dove nasce l’idea del libro’. “Nasce dalle indignazioni, perché ci sono donne che hanno fatto la storia dell’umanità, in tutti i campi, ma che sono trasparenti per i libri di storia”. Donne valorose, appunto, ma a cui non sono state intitolate vie, piazze, monumenti. “Ci hanno privato del nostro albero genealogico”, spiega la Dandini. Non così per i padri fondatori, cui la storia ha tributato l’onore della memoria.

Donne valorose, non eroine ma ‘normali’. Le donne sono valorose già solo perché riescono a coniugare famiglia, cura e lavoro. Ma queste donne – 34 per l’esattezza – che la Dandini racconta, sono emblematiche, un panorama completo. “Lavorando al libro ne ho scoperte tante altre, ma ho scelto emotivamente loro perché hanno davvero contribuito alla civiltà”. Donne che, in un elenco alfabetico, vanno da Ilaria Alpi, giornalista del Tg3 assassinata a Mogadiscio nel ’94, a Monica Vitti, meravigliosa interprete cinematografica che ha dimostrato che lo humour non è un attributo maschile, passando per Irma Bandiera, partigiana fuori da qualsiasi stereotipo, e Betty Boop, donna ‘di carta’ ma altrettanto audace.

Molte di queste donne, racconta la Dandini, sono vissute in epoche anche più complicate rispetto ad oggi. Epoche in cui leggi scritte e non (pregiudizi) delineavano un mondo in cui i diritti per le donne erano fortemente compromessi ma che, grazie anche a queste donne pioniere che hanno tracciato nuove vie per le donne a venire, sono stati conquistati. “Ma attenzione – avverte la Dandini – basta un attimo o un Ministro della famiglia per cancellarli”. Risate dal pubblico, sì, ma amare.

Un esempio di sessismo che l’ospite narra, con la sua consueta simpatia, è quello relativo alla scrittrice Grazia Deledda. Nata in Sardegna alla fine dell’Ottocento, epoca in cui l’istruzione femminile era coattivamente disincentivata, ha dovuto combattere per affermare il suo talento letterario. Additata dal prete come “diavolo che voleva fare la scrittrice” e snobbata se non beffeggiata dall’ambiente letterario come “scrittrice casalinga”, derisa da Pirandello persino in una novella per il suo rapporto coniugale con un marito che, andando controcorrente, l’ha sostenuta nelle sue ambizioni artistiche, è arrivata a vincere il Nobel per la letteratura nel ’26, unica donna italiana a riuscire in quest’impresa.

L’atteggiamento paternalistico, patriarcale e sessista è ancora troppo radicato. Pare che le donne per essere accettate debbano essere supereroine, ma la vera parità, spiega la Dandini, ci sarà “quando in un Parlamento ci saranno tante donne mediocri quanti uomini mediocri già ci sono”. Insomma la parità sta nel capire che tutte le caratteristiche, positive o negative che siano, appartengono a entrambi i sessi. “Le donne non sanno fare squadra, le donne litigano tra loro, le donne sono stronze… perché, gli uomini no?”

E, nel susseguirsi di battute e riflessioni, si passa a parlare di parità di salario e di leggi a sfavore delle donne. Un ‘Bignami’, lo definisce lei, di cui sentiva l’esigenza affinché non si perda la memoria.  Durante il fascismo c’erano leggi, appunto, che precludevano alcune possibilità lavorative alle donne, e una congerie di pregiudizi diffusi del tipo “Il lavoro disturba l’utero, rende le donne meno fertili”. Leggi sul delitto d’onore, sul matrimonio riparatore e quella sullo stupro che, solo nel recente 1996, passò dall’essere ‘delitto contro la morale’ a ‘delitto contro la persona’.

Largo spazio dunque al tema della violenza sulle donne che “non è una roba di donne come le mestruazioni” ma, ed è questo l’auspicio, una battaglia che uomini e donne devono vincere insieme. In questo dialogo tra due donne, gli uomini non sono affatto denigrati e presi di mira, le responsabilità della violenza appartengono a tutti, anche alle nostre madri/nonne che ci hanno inculcato valori e atteggiamenti passivi e accondiscendenti.  La letteratura per l’infanzia stessa ha ‘formato’ le nostre menti, incentrata com’era prima sulle principesse. Oggi uno spiraglio si intravede con le ‘bambine ribelli’.

Però gli uomini “devono farsi carico di questo cancro del loro genere, ignorarlo è complicità”. E noi donne non dobbiamo lasciare indietro i nostri bambini maschi, la Dandini vorrebbe un ‘libro per bambini gentili’.

Un passaggio sul caso del produttore americano Weinstein e sull’attacco, oltremodo vergognoso, alla denunciante Asia Argento. Ma le molestie avvengono dappertutto e “dovremmo allargare i riflettori oltre il mondo dello spettacolo”.

Nel ‘Catalogo’ ad ogni donna viene associato un esemplare di rosa. Enfatico il momento in cui l’ospite del festival legge un passaggio, tratto dal libro, in cui un ibridatore di rose spiega perché ha voluto abbinare quel tipo di fiore ‘dal portamento eretto’ a Ilaria Alpi.

Dandini a Aut aut

E termina così questa prima tornata dell’Aut Aut festival (che riprenderà ad agosto con altre tre serate) non prima dei dovuti ringraziamenti che la curatrice Fauzia rivolge a tutte le persone che vi lavorano, all’Ufficio Cultura del Comune, al Sindaco che “ha creduto in questo progetto” e al pubblico che “ha dimostrato di avere voglia di cultura”.

L’autrice si profonde in ringraziamenti e complimenti e chiude rivolgendosi al Sindaco Angelo Sbrocca per chiedergli la cittadinanza di Termoli. Un omaggio anche alla processione di San Basso, cui l’ospite dice di voler assistere e, all’invito della presentatrice di venire in barca lei risponde: “Da Roma? Difficile, ma ci proverò”.

Foto di Costanzo D’Angelo.

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