Cronache

Ex hotel, Comune contrario al centro migranti. Imprenditori interessati a comprarlo all’asta

Si allontana l’ipotesi di trasformare in una comunità residenziale per stranieri non accompagnati l’hotel Aljope, inaugurato nel 1989 e da due anni sotto concordato fallimentare in attesa di essere venduto all’asta. L’Amministrazione comunale di Mario Bellotti ha espresso un parere contrario, ritenendo più utile per il territorio un progetto alternativo per la struttura di 4mila metri quadri, con la più grande sala ricevimenti del Molise. A Guglionesi è nata una cordata di imprenditori locali interessati a rilevare l’ex hotel per trasformalo, dopo la ristrutturazione, in una struttura turistico-ricettiva per congressi, matrimoni e con centro benessere e piscina. "Un progetto - dicono - che creerà almeno 25 posti di lavoro".

Per il momento l’ex hotel Aljope non sarà riconvertito in un centro di accoglienza. Nella riunione di maggioranza di ieri, venerdì, il sindaco, gli assessori e i consiglieri hanno espresso un parere contrario alla ipotesi di trasformazione dello stabile che si trova nella prima periferia del paese in una struttura adibita ad accogliere migranti. «La nostra posizione politica si è orientata sulla contrarietà al progetto perché riteniamo che l’ex albergo possa e debba essere utilizzato per finalità legate allo sviluppo del nostro territorio» chiarisce il sindaco Bellotti. Da una parte infatti c’è l’idea di fare dell’Aljope un centro per ospitare i minori non accompagnati, idea che ha incontrato il favore della procedente amministrazione guidata da Antonacci che si era espressa, in conferenza di servizi, in modo positivo, e che aveva già trovato un “partner” in Vincenzo Di Giacomo, titolare di altre strutture in Molise e soprattutto in provincia di Isernia riconvertite in Cas.

Dall’altro lato invece ci sono alcuni imprenditori locali interessati a riacquistare l’Aljope per farne una struttura ricettiva con centro benessere e sala ricevimenti. Una vocazione, questa, che l’hotel fallito qualche anno dopo due decenni di “splendore” fa ha sempre avuto. Inaugurato nel 1989, è dotato del più grande salone del Molise, uno spazio unico con una caratteristica architettura priva di pilastri dove, nel corso del tempo, sono stati organizzati migliaia e migliaia di pranzi e cene di nozze.

Da un lato l’accoglienza, dall’altro il turismo. Due opzioni radicalmente diverse, sulle quali comunque incombe l’incognita del concordato fallimentare. L’albergo infatti, aperto da Francesco Di Cesare alla fine degli anni Ottanta, 4400 metri quadri e tre piani, è finito all’asta. La prima è andata deserta, e la seconda deve ancora essere messa in calendario ma potrebbe svolgersi tra l’autunno e la fine del 2018. Il prezzo, inizialmente fissato a un milione di euro, dovrebbe scendere permettendo a chi è interessato di rilevarlo.

E di imprenditori interessati – sorpresa – ce ne sono. A Guglionesi c’è una cordata che vede, tra gli altri, Jo Di Cesare, figlio del vecchio proprietario e a lungo direttore dell’hotel («ne sono uscito nel 2009, e sotto la mia direzione sono stati celebrati almeno 2700 matrimoni…) e Franco Stivaletti sono tra questi. La loro idea prevede di acquistare l’Aljope e ristrutturalo in modo da renderlo struttura ricettiva adatta al turismo congressuale, specialmente di natura sanitaria, con un grande centro benessere nei locali dove un tempo c’era la discoteca Oxygen, che ha movimentato le serate e le notti di parecchie generazioni, attrezzato anche con piscina esterna.

Jo Di Cesare, che quei tempi li ricorda bene per esserne stato protagonista, immagina una seconda vita per l’Aljope con la stessa identica destinazione, quella messa nero su bianco a suo tempo (era il 1982, e sindaco di Guglionesi era Angelo D’Anselmo, oggi defunto): “fabbricato ad uso attività ricettive e di ristoro”. «Imprescindibile la sala cerimonie, con cucina e tutti i servizi per la celebrazione delle nozze. A Guglionesi manca, e una soluzione del genere sarebbe preziosa dal punto di vista occupazionale, dando lavoro a almeno 25 persone».

«Ovviamente – spiega Franco Stivaletti – parliamo di un progetto importante, con tempi di realizzazione di almeno due o tre anni, per un investimento oneroso. Ma siamo certi che sia possibile dare una nuova chance all’hotel, che ha bisogno di lavori di ristrutturazione radicali. Noi ci siamo, parteciperemo all’asta».

Come pure intende rispondere all’asta Vincenzo Di Giacomo, attuale titolare del Sayonara già riconvertito in centro di accoglienza. Ma la sua intenzione è completamente differente. L’idea, in questo caso, è trasformare l’Aljope una comunità alloggio per minori. Progetto che ha già un nome, “L’Archè”, e che ha incontrato il consenso della precedente maggioranza in Comune, la quale in conferenza di servizi ha recepito positivamente gli atti prodotti. Nei mesi scorsi sono stati chiesti e ottenuti pareri sia alla Asrem che ai Vigili del Fuoco. La prima si è espressa con una autorizzazione al funzionamento della comunità alloggio, i secondi hanno invece rilevato una serie di anomalie, mancanze nel piano di sicurezza e prevenzione incendi. La regione Molise dal canto suo ha messo in evidenza il fatto che la struttura, per essere autorizzata a comunità alloggio, deve avere una forma modulare. Ovvero, semplificando il concetto: una cucina, uno spazio comune e un ufficio per ognuno dei tre piani. Cosa che non ha. Non ancora, almeno. Ma nella idea dei promotori del progetto, che gode di alcuni sponsor in paese e che promette almeno 8 posti di lavoro, questo sarebbe un ostacolo facilmente risolvibile riconvertendo tre camere per ogni piano in questi nuovi moduli. In pratica l’Aljope potrebbe accogliere almeno 30 ospiti, fino a un massimo di 36.

«Che poi non sarebbero solo minorenni – dichiara la consigliera Stefana Addesa, preposta ai rapporti con la stampa – perché gli ospiti possono avere fino a 21 anni. Il punto però – precisa – non è questo. La nostra scelta politica non è motivata certo dal rifiuto dell’accoglienza. Peraltro Guglionesi ha già uno Sprar, l’accoglienza la fa. (Sono circa 22 gli ospiti dello Sprar, ndr). Crediamo piuttosto che l’Aljope possa ambire a diventare qualcosa di meglio che un centro di accoglienza, essendo stato un grande hotel con numerosi servizi».

Il sindaco Mario Bellotti, che in questi giorni ha incontrato i vari soggetti interessati a una riconversione della struttura, che si trova da tre anni sotto concordato fallimentare, liquida le polemiche così: «La Prefettura ci ha chiesto un parere e oggi (ieri, ndr) la nostra maggioranza ha ritenuto di esprimere contrarietà al progetto di una comunità residenziale per stranieri minori non accompagnati. La nostra è una valutazione politica, non so cosa sia stato fatto finora, non sono a conoscenza dell’iter svolto dalla precedente amministrazione e non conosco in dettaglio i limiti strutturali dell’Aljope. Ma l’oggetto della nostra decisione è un altro, soprattutto perchè l’hotel è stato messo all’asta e sarebbe scorretto, in questa fase, agevolare qualcuno rispetto a qualcun altro».

Ed è evidente che un parere positivo dell’Amministrazione al progetto di L’Archè spianerebbe la strada alla trasformazione dell’hotel in centro accoglienza in pianta stabile. In questo modo, invece, le cose si complicano per Di Giacomo e la sua Coop: chi vuole l’ex hotel deve acquistarlo all’asta, senza scorciatoie.

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