Cronache

’Città antirazzista’, la nuova denominazione scatena liti in Comune

Dibattito arroventato questa mattina, 29 giugno, sulla mozione presentata in Consiglio comunale dagli esponenti della maggioranza D’Anchise, Trivisonno e Durante per inserire nello Statuto comunale anche l’espressione “Campobasso città antirazzista”. Un’iniziativa nata perché “nel nostro Paese sono costantemente in crescita i pericoli derivanti dai fenomeni di ‘razzismo’ ed ‘omofobia’”ed è dunque necessario “mettere in campo ogni iniziativa per impedire il ritorno dell’ ‘odio razziale’ e garantire il rispetto della dignità umana”.
In Aula il confronto si è scaldato improvvisamente ed è durato a lungo soprattutto dopo le accuse lanciate dai consiglieri della Coalizione civica Alberto Tramontano e Francesco Pilone, per i quali “la mozione è strumentale e ipocrita”. Ma il dibattito è sfociato sul tema della presenza dei migranti nel capoluogo. “In realtà voi alimentate i sentimenti razzisti – l’accusa lanciata dal leghista Tramontano contro il centrosinistra – perché lasciate che villa dei Cannoni (attuale villa Musenga, ndr) continui ad essere un luogo di spaccio e permettendo che i migranti chiedano l’elemosina davanti ad ogni supermercato della città. In questo modo si annullano gli sforzi per una integrazione sana. Per limitare il razzismo bisogna risolvere i problemi quotidiani della nostra comunità”.
La mozione è stata difesa con forza dai tre proponenti: tra chi ha citato Papa Ratzinger (“è lui che ha ispirato la mozione”) e chi ha parlato di un “assunto culturale” che completa lo Statuto del Comune. Infine il capogruppo del Pd Trivisonno ha ribattuto alle accuse di Tramontano: “Sarebbe un errore confondere l’antirazzismo con i fenomeni migratori. Poi se ci dobbiamo arrampicare sugli specchi parlando di droga e dello spaccio…”.
La mozione alla fine è passata con 17 voti a favore, due no (di Pilone e Tramontano), mentre la consigliera Cancellario non ha partecipato al voto.

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