Quando si dice “sulla mia tomba scrivete…”. Aldo Biscardi quella frase l’ha presa alla lettera, tanto che sulla lapide della cappella che lo ospita da quando è passato a miglior vita, ha fatto realizzare la scritta: «Pregate non più due o tre alla volta, sennò non si capisce». Che è una citazione di se stesso, di quell’arcinoto: «Parlate non più di due o tre alla volta sennò non si capisce» che ogni tanto scandiva con quell’inconfondibile accento meridionale durante il suo “Processo”.
Succedeva quando la trasmissione da guinness che l’ha reso famoso al grande pubblico si accendeva a tal punto che le discussioni diventavano animate, urlate, esagerate. Un po’ per reale contrasto fra gli ospiti del Processo, un po’ per finta perché la tv dei litigi è quella che fa più ascolti. Biscardi sapeva bene attirare l’attenzione dei telespettatori e su quella confusione giocava, fino a coniare una frase che ormai è diventata uso comune nelle discussioni degli appassionati del pallone.
Biscardi ha voluto essere ricordato così, dimostrando autoironia e capacità di prendersi in giro, ma al tempo stesso confermando come era stato abile a rendere i propri difetti, come quelli di pronuncia, dei veri e propri punti di forza. Era un personaggio che il mondo del calcio ha apprezzato e amato, il mondo del giornalismo forse un po’ invidiato per il successo raggiunto.
Oggi quella lapide strappa un sorriso ai tanti visitatori che tutti i giorni frequentano il cimitero di Larino, dove il popolare conduttore riposa da quando è morto nell’ottobre 2017. Che poi pare non sia nemmeno una novità per la famiglia Biscardi. Epitaffi non banali e ricercati compaiono anche sulle tombe dei familiari più stretti del giornalista larinese. Ora chi si ferma a leggere non può che ricordarlo con benevolenza e chissà, magari mandare in cielo una preghiera per lui. Ma non più di due o tre alla volta. (sdl)