Cronache

Gasdotto Larino-Chieti: via libera del Molise. Strada spianata al “bombolone” del Sinarca

La Regione Molise ha autorizzato nel tratto di competenza la realizzazione del metanodotto Larino-Chieti, che coinvolge 7 Comuni della nostra regione e di fatto apre la strada Sinarca Stoccaggio, grandissimo serbatoio di gas fra Montecilfone, Palata, Guglionesi e Montenero. Si tratta di un sito di “stoccaggio di gas naturale con una capacità di immagazzinamento di 200 milioni di metri cubi e una erogazione massima giornaliera di 3,2 milioni di metri cubi al giorno. L’opera, che apre a interrogativi sulla sicurezza anche collegati al rischio sismico del territorio, è della Gasdotti Italia e serve esclusivamente a unire le aree di produzione (i pozzi) con i siti di stoccaggio del gas.

Mancava il parere positivo della Regione Molise, dopo quello dell’Abruzzo e dei ministeri competenti. E’ arrivato con la delibera di Giunta n. 97 del 25 febbraio scorso, con la quale il presidente Frattura e gli assessori Nagni, Veneziale e Facciolla autorizzano, nel tratto di competenza molisano, la realizzazione del cosiddetto metanodotto Larino-Chieti. Un atto richiesto e atteso dal ministero nell’ambito dell’intesa Stato-Regioni, limitato all’autorizzazione di “conformità urbanistica” e al vincolo preordinato dell’esproprio, oltre che alla dichiarazione di pubblica utilità del metanodotto.
Una infrastruttura lunga oltre 100 chilometri, che attraverserà ben 19 Comuni abruzzesi e 7 Comuni molisani, e che dovrebbe collegarsi con il controverso gasdotto Tap e percorrere tutta l’Italia, fino alla Lombardia. Secondo Gasdotti Italia un’opera indispensabile e a impatto zero, necessaria a unire le aree di produzione (i pozzi) con i siti di stoccaggio del gas. Ma l’opera è da anni finita nel mirino di ambientalisti e comitati contrari, che ne hanno rilevato la pericolosità mettendo in evidenza come il percorso complessivo ricalchi fedelmente le linee di rischio sismico presenti sul tratto appenninico.

In ogni caso è andata: la Regione Molise, pur volendo, non si sarebbe potuta mettere di traverso più di tanto. Gli atti pare siano tutti a posto, le verifiche richieste hanno dato rassicurazione, i pareri di competenza sono stati acquisiti e non mettono in risalto anomalie. Inoltre «non è arrivata in Regione alcuna comunicazione contraria dagli enti coinvolti». Il che significa, nella regola del silenzio assenso, che la strada è tracciata e la risposta finale è un sì.
Il metanodotto denominato “Larino – Chieti” si sviluppa per una lunghezza complessiva di 111,646, chilometri, interessa 25 Comuni della Regione Abruzzo e, in Molise, i Comuni di Larino, Guglionesi, Montecilfone, Palata, Montenero di Bisaccia, Tavenna e Mafalda della Regione Molise.
«L’opera – si legge nella delibera di Giunta regionale – è stata assoggettata a procedura di valutazione di impatto ambientale dalle Regioni Abruzzo e Molise, le quali hanno espresso parere positivo circa la compatibilità ambientale, subordinatamente al rispetto di prescrizioni». Il gasdotto ha ottenuto giudizio favorevole di compatibilità ambientale: il decreto di Via risale al 2008 e porta il progetto della Gas Plus, quarto produttore italiano di gas naturale (dopo Eni, Edison e Shell Italia), nella fase finale del progetto. Ora le autorizzazioni finali: i lavori possono partire.

L’opera è controversa e già contestata, anche perché spiana la strada, di fatto, al serbatoio di gas del Sinarca. Previsto dal progetto. Si chiama Sinarca Stoccaggio, e dovrebbe sorgere nei territori di Montecilfone, Palata, Guglionesi e Montenero di Bisaccia. E’ un sito di “stoccaggio di gas naturale in giacimento di idrocarburi” con una capacità di immagazzinamento di 200 milioni di metri cubi e una erogazione massima giornaliera di 3,2milioni di metri cubi al giorno. Una super-bombola, per capirci.

Qui dovrà essere iniettato, a fortissima pressione, il gas che finisce nei giacimenti esauriti del suolo. Quello stesso gas che in inverno si estrae per venire “spedito” al nord Europa e in qualche area del nord Italia.
Ai molisani non serve, eppure saranno proprio i molisani a doversene assumere i rischi. Primo perché gli impianti di stoccaggio sono a rischio di incidente rilevante – e quindi ogni Comune interessato dal progetto dovrà provvedere a un piano di evacuazione per legge – e secondo per il fattore rappresentato dalla cosiddetta sismicità indotta.
Secondo diversi esperti, ascoltati anche dai forum che si sono opposti al gasdotto ma senza risultato, il continuo pompare e tirare fuori il gas potrebbe incrementare il pericolo sismico. E’ stato dimostrato dall’impianto di Castor, in Spagna, bloccato proprio per questa ragione. Il sospetto di un nesso tra lo stoccaggio del gas e i terremoti è ha acquistato più forza con la vicenda dell’impianto sottomarino al largo del golfo di Valencia: in quella zona dal 1990 al 2012, per 22 anni, si sono registrati 143 eventi sismici. In un mese, con l’impianto attivo, ben trecento terremoti. Uno sciame preoccupante, che ha fatto chiudere il sito dopo un braccio di ferro tra governo e proprietà.

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