Il bilancio

Il Procuratore capo torna a Foggia. E avverte: “Bassomolise corre pericoli, i pm sono pochi”

Dopo quasi sei anni al vertice della Procura frentana, dove sta per arrivare un facente funzione in attesa della nomina, Ludovico Vaccaro torna in Puglia, dove ha lavorato 20 anni come pm, nel ruolo di Procuratore capo. "Continuerò a occuparmi del Molise occupandomi della Puglia e anche di mafia foggiana" rivela al suo ultimo giorno di servizio in Molise. Senza fare allarme, il procuratore avverte che "il BassoMolise corre una serie di pericoli, dovuti anche al rischio infiltrazioni per la vicinanza con la Puglia". Eppure sono solo due i pm in servizio a Larino a fronte di circa 4mila notizie di reato ogni anno.

Dal Molise alla Puglia. Dalla Procura di Larino, quella che si occupa – e che si è effettivamente occupata in questi ultimi anni – anche di infiltrazioni che si allungano fin qui dalla vicina Daunia, al cuore bollente della nuova mafia italiana, una organizzazione criminale che fa paura per la ferocia con la quale agisce, che oggi rappresenta una delle realtà malavitose nevralgiche italiane.
«Continuerò a occuparmi del Molise occupandomi della Puglia e sì, anche di mafia foggiana»dice Ludovico Vaccaro, al suo ultimo giorno di servizio al quarto piano del Tribunale di Larino. È arrivato nel marzo del 2012, quasi 6 anni fa. Aveva poco più di 50 anni, sposato e padre di un figlio, e arrivava proprio da Foggia, dove aveva lavorato vent’anni come pm.E dove oggi ritorna nel ruolo di Procuratore capo.

Lo scorso 8 settembre infatti la quinta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura si era espressa alla unanimità sulla proposta di nomina del dottor Vaccaro a Procuratore di foggia. Qualche giorno dopo il Consiglio Superiore della Magistratura ha completato l’iter. E ora lui si accinge a riprendere servizio al vertice della Procura foggiana. Le sue ultime ore a Larino sono l’occasione per fare un bilancio e confidare che il suo interesse professionale per il Basso Molise non verrà meno, «se non altro per evidenti ragioni di intrecci e collegamenti che negli ultimi anni sono emersi in maniera chiara», e che ipotizzano quel fenomeno di infiltrazioni criminali che ora si comincia non solo ad accettare ma anche a certificare.

Sono diverse infatti le operazioni della Procura frentana che hanno stabilito punti di contatto tra la costa e la zona di Foggia, San Severo e Cerignola. L’ultima è la più recente: i quattro arresti per droga, nello specifico cocaina e marijuana, avvenuti tra Termoli, Portocannone e San Severo e messi a segno dal Nucleo investigativo dei carabinieri. «E’ certamente un momento delicato e cruciale per la provincia di Foggia– spiega Vaccaro – la seconda più vasta d’Italia. Quando ci lamentiamo delle distanze molisane sorrido un po’ se pensando, ad esempio, che Vieste dista non meno di un’ora e mezza dal palazzo di giustizia, e che il territorio pugliese è purtroppo il primo a percepire come lontano l’ufficio giudiziario».

Tante anche le indagini “firmate” in questi anni «che mi hanno coinvolto e alle quali ho lavorato con l’impegno che richiede il nostro lavoro» continua Ludovico Vaccaro, riferendosi tra le altre alle attività di indagine sull’assenteismo dei furbetti che lavorano nelle strutture pubbliche, a cominciare dagli ospedali, per finire alla Carrese, «che ha richiesto una grande attenzione e ha bisogno ancora di fare dei passi in avanti perché le cose sono cambiate: il rispetto per gli animali oggi è a un livello di sensibilizzazione maggiore, e così come è pensata non può andare avanti».

E poi il racket, il fenomeno del “cavallo di ritorno” che ha portato in carcere anche personaggi locali “guidati” da complici foggiani, i tentativi di estorsione che, guarda caso, provengono e si ricollegano alla zona di San Severo. Insomma, il BassoMolise è sotto tiro. «Non voglio parlare di allarme, ma certamente è una situazione da monitorare con grande attenzione».

Ancora: i tantissimi casi di violenza domestica, fronteggiati e spesso arginati con la misura dell’allontanamento, «fortunatamente prevista dal nostro ordinamento, adottata con grande frequenza e che probabilmente ci ha consentito di evitare tante tragedie». Il fenomeno della violenza sulle donne, aggiunge, «non credo che sia in aumento, voglio invece sperare e pensare che siano aumentate le denunce, e quindi l’emersione di questa tipologia di reato», che purtroppo anche in Basso Molise sembra trovare terreno fertile.

Spaventato, preoccupato dalle enormi aspettative sul nuovo procuratore capo, nominato in un periodo particolarmente caldo sul fronte della criminalità territoriale? «Quella pugliese – risponde – è una criminalità diversificata, che registra notevoli differenze tra, per esempio, la società foggiana e la criminalità garganica o quella del basso Tavoliere. Ma spaventato no, in fondo vado a fare il mio lavoro, in un luogo dove ho lavorato per oltre vent’anni».
«Certo – ammette Vaccaro – le aspettative sono tante. Sicuramente ci metterò, oltre all’impegno che è doveroso, anche il cuore. È la mia terra, la mia gente, la mia città. E Foggia ha bisogno di un salto culturale in relazione a una illegalità diffusa rispetto alla quale la popolazione è da un lato assuefatta e dall’altro lato rassegnata».

Reagire, al contrario, iniziando proprio dall’impegno delle Procure. I numeri dimostrano che è possibile pure in un contesto carente di inquirenti come quello frentano. Dal 25 ottobre 2012, data in cui è stato messo a punto il programma organizzativo con Vaccaro procuratore capo, dei 6837 procedimenti pendenti verso ignoti, 2497 sono stati definiti completamente e 2135 sono in fase di definizione. Un risultato importante, considerando che l’ufficio della Procura di Larino è sotto organico, ora più che mai.

«Il merito è di tutta la squadra, compresi impiegati e segretarie» dice ancora Ludovico Vaccaro, puntando sulla necessità che rimanga il presidio giudiziario, soprattutto alla luce della pericolosità delle infiltrazioni con la vicina Puglia. Ma a Larino si soffre: al momento ci sono soltanto due sostituti procuratore, Ilaria Toncini e Marianna Meo. Troppo pochi in una zona di frontiera e di cerniera. Luca Venturi è stato richiamato a Campobasso per sostituire una maternità, e la situazione «è obiettivamente difficile», quasi di emergenza in considerazione dei numeri, e in modo particolare delle 4000 notizie di reato all’anno che arrivano: 1800 a carico di noti, altrettanto a carico di ignoti. «È già un miracolo quello che si riesce a fare» commenta Vaccaro, auspicando un rafforzamento dell’organico, come è un miracolo la diminuzione di cause pendenti che si attesta sul meno 60-65% nel periodo tra il 2012 e il 2017.

Senza voler fare allarme, Vaccaro però non minimizza: «La vicinanza con la Puglia rappresenta un forte fattore di rischio», e anche per questo bisognerebbe dotare l’organico almeno di un altro pm. tanto più che i reati “locali” sono diversificati: sulla costa i principali riguardano la droga e gli scarichi abusivi, ma anche l’abusivismo edilizio. E poi c’è «la criticità rappresentata dal polo industriale di Termoli sotto il profilo ambientale».

Un territorio, quello tra Termoli e Larino, che è in odore di malattia. «Continuerò a occuparmi del Molise occupandomi della Puglia»: quella di Vaccaro è una promessa, ma anche un avvertimento alla politica, alle Istituzioni, a tenere gli occhi aperti, a non sottovalutare i rischi. La cronaca conferma che mai come in questo periodo è concreta la minaccia che arriva dai territori vicini, e che si pone ben oltre il fenomeno del furto o della ricettazione. Qui si parla di infiltrazioni, racket, riciclaggio di denaro, possibile corruzione di un territorio che al momento è particolarmente vulnerabile. Fare qualcosa, prima che sia troppo tardi e che la malattia prenda il sopravvento.

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