Cultura & Spettacolo

La porta d’oro e il giudizio universale

E’ una delle porte più affascinati e cariche di mistero e di storia, si tratta della porta che si affaccia dalla parte orientale della spianata del tempio e guarda al monte degli Ulivi, forse una delle più antiche porte di Gerusalemme, è chiamata la Porta d’Oro.
Il nome viene fuori da una cattiva interpretazione del testo greco. Nel testo la porta è indicata con il termine tecnico specifico di oraia(bella). Una cattiva traduzione dal greco al latino deve aver fatto nascere, per assonanza della parola oraia con aurea, la denominazione di Porta d’oro.
Il vangelo apocrifo dello pseudo-Matteo (VIII-IX sec.) riprende questa denominazione e vi situa l’incontro tra Gioacchino ed Anna (genitori di Maria), dopo aver ricevuto dall’angelo l’annunciazione della nascita di Maria. L’apocrifo scrive che l’angelo del Signore apparve ad Anna mentre se ne stava ritta in preghiera e le disse: “Va ora alla porta che è detta Aurea, fatti incontro a tuo marito, oggi infatti verrà da te” (Pseudo-Matteo, 3,5).

Secondo la tradizione cristiana Cristo tornerà per il giudizio passando per questa porta, ne fa testo il profeta Zaccaria che dice che il Signore verrà e i suoi piedi si poseranno sopra il monte degli Ulivi che sta di fronte a Gerusalemme: “Allora verrà il Signore mio Dio e con lui tutti i suoi santi” (Zc 14,5). Il profeta Gioele indica la valle di Giosafat come il luogo del giudizio, ora in antico il giudizio veniva tenuto presso le porte per cui i cristiani associarono la valle del giudizio con la porta d’Oro. Quando Cristo ritornerà alla fine dei tempi a giudicare i vivi e i morti passerà per questa porta. I vangeli testimoniano come Gesù entrò trionfalmente a Gerusalemme attraverso questa porta il giorno della domenica delle Palme.

Secondo alcuni studiosi la porta attualmente visibile risalirebbe all’epoca di Giustiniano (520 circa d.C.), secondo altri sarebbe invece stata costruita da maestranze bizantine al servizio dei califfi omayyadi alla fine del VII secolo. Sono stati comunque ritrovati resti di una porta più antica, risalente all’epoca del secondo tempio (515 a. C.).
Secondo la tradizione ebraica, quando il tempio fu distrutto, la presenza divina, la nube santa (Shekhinah), che dimorava nella parte più santa del tempio di Gerusalemme, se ne andò attraverso la Porta d’Oro e proprio da lì rientrerà quando il tempio sarà riedificato.
I musulmani collegano questa porta ad un versetto del Corano: “E venne posto fra loro un muro e in esso una porta: verso l’interno c’è misericordia e verso l’esterno il castigo”(Sura 57,13). Di qui il nome in arabo Ba bar-Rameh,o porta della misericordia. Secondo la tradizione musulmana la metà destra della Porta d’Oro era chiamata “porta della misericordia”quella sinistra “porta della penitenza”. Sempre secondo questa tradizione, alla fine dei tempi Dio o Gesù Cristo passerà per questa porta nel giorno del giudizio universale. Se ne deduce, allora, che la porta murata, sarà riaperta solo nell’Ultimo giorno. Altro nome arabo dato alla Porta èBab a-daharya(Porta della Vita eterna), a sottolineare come alla fine del mondo i morti seppelliti nelle vicinanze risusciteranno per non morire più.


Alcuni studiosi ritengono che la porta sia stata fatta costruire per un evento speciale risalente al VII secolo, forse per l’ingresso dell’imperatore Eraclio. Attraverso questa porta fece il suo ingresso nel 627 alla testa della processione che restituiva alla basilica del Santo Sepolcro la reliquia della vera Croce trafugata dal re persiano Cosroe nel 614 d.C.
La leggenda racconta che quando l’imperatore con il diadema in testa e in tutto il suo sfarzo, scendendo dal Monte degli Ulivi, decise di passare a cavallo per la porta per cui entrò il Signore diretto alla propria passione, all’improvviso le pietre della porta crollano creando un vero e proprio muro. Stupefatti, presi dallo spavento, tutti guardarono in lato e videro in cielo il segno fiammeggiante della santa croce. Un angelo del Signore, che stava sopra la porta e sorreggeva la croce disse: “Il re dei cieli è entrato in Gerusalemme da questa porta non con pompa regale, ma cavalcando un povero asinello per lasciare ai fedeli un esempio di umiltà”. Allora Eraclio, giubilando nel Signore per la visione ricevuta, depose i segni della dignità regale e, mettendosi a piedi scalzi e indossando una semplice veste di lino, abbracciò la croce del Signore, che portò verso la porta, piangendo e con gli occhi rivolti al cielo. Non appena egli si fu umiliato, le dure pietre obbedirono al comando del Signore, risollevandosi e lasciando libero il passaggio.


Il prete pellegrino Giovanni Wüzuburg scrive nel 1165 dicendo che la Porta d’Oro era rimasta in piedi a dispetto di tutte le guerre e distruzioni. Nel 1480 il domenicano Felice Fabri riporta questa notizia che agli armeni (dopo che i latini erano stato cacciati dalla città) fu consentito ancora per molti anni utilizzare la porta aurea per le processioni.
Negli Atti degli Apostoli si narra della guarigione del mendicante paralitico presso la porta detta Bella (oggi Porta d’Oro), forse in antico vi sorgeva la porta di Susa. Il pellegrino di Piacenza nel 570 circa, dice che salendo i gradini che partono dal Getsemani, trova vicino alla porta Orientale, la Porta Bella.
A partire dall’epoca crociata la processione della domenica delle Palme partiva dal da Betania e arrivava nella città santa attraverso la Porta d’Oro che il patriarca faceva aprire solo in questo giorno e nel giorno dell’esaltazione della santa Croce.
La Porta d’Oro fu murata definitivamente all’epoca del sultano Solimano il magnifico (1520-1566).

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