Blitz in 6 regioni, 149 indagati per armi e droga

5 arresti per ’ndrangheta e 3 locali sequestrati a Termoli. Indagini partite dal Molise

Gli arrestati finiti in carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e armi risiedono uno a Termoli e due a Campomarino. Altri due ai domiciliari, mentre il gip ha dato l’obbligo di dimora ad altri due bassomolisani. Carabinieri in azione dall’alba sulla costa, dove sono state eseguiti arresti e perquisizioni per l’operazione "Isola Felice" portata avanti in sei regioni: Abruzzo, Lazio, Marche, Sicilia, Calabria e appunto il Molise. Proprio da qui sono partite le indagini grazie alle intercettazioni in carcere di Eugenio Ferrazzo, figlio di un ex boss di Mesoraca arrestato per il caso dell’auto piena di armi trovata in un garage di Termoli nel luglio 2011. Sono finite in manette 20 persone, di cui 14 in carcere. Cinque hanno l’obbligo di firma, 149 persone risultano iscritte nel registro degli indagati con l’accusa di associazione mafiosa e traffico di armi, stupefacenti e altri reati.

E’ partita proprio dal Molise, con intercettazioni ambientali nel carcere di Campobasso in seguito al ritrovamento di un arsenale in una macchina a Termoli, la maxi operazione antimafia scattata all’alba di questa mattina in sei diverse regioni d’Italia con 25 misure cautelari e 149 indagati. A capo dell’organizzazione c’è il clan calabrese dei Ferrazzo. Cinque le persone arrestate in Basso Molise, mentre altri due bassomolisani hanno l’obbligo di dimora. Sequestrate anche due società e un locale nella zona sud di Termoli.

I Carabinieri del Nucleo operativo di Campobasso, quelli di Termoli e della compagnia di Larino hanno eseguito dalle prime ore di stamattina arresti e perquisizioni nell’ambito di una maxi inchiesta predisposta dalla Procura della Repubblica dell’Aquila che ha portato a scoprire una importante organizzazione criminale dedita nel traffico delle armi e degli stupefacenti. Sono 149 gli indagati e l’operazione coinvolge sei regioni: oltre al Molise e l’Abruzzo ci sono Marche, Lazio, Calabria e Sicilia.

Cinque gli arresti fatti dai militari della Compagnia di Termoli. Tre persone sono state trasferite nel penitenziario di Larino: uno residente a Termoli e due a Campomarino. Arresti domiciliari a carico di altri due, mentre obbligo di dimora per altri due ancora. Tutti sono coinvolti, secondo le risultanze della dettagliata attività investigativa, in una organizzazione di stampo ndranghetistico che operava anche in Basso Molise e che proprio qui aveva una delle sue “basi operative”.

Ben tre attività commerciali che lavorano nella ristorazione infatti sono state sequestrate. A Termoli sigilli a un bar ristorante della zona sud e due società che lavorano nella ristorazione interdette al momento. I dettagli si conosceranno nelle prossime ore, quando il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Franco Roberti fornirà un resoconto dettagliato nel Palazzo di Giustizia de L’Aquila.

Si sa già che l’indagine è partita proprio dal Molise, in seguito al ritrovamento nel luglio 2011 in via Mazzini, a Termoli, di un arsenale all’interno di un’auto parcheggiata nel garage di un condominio. Per questa vicenda “Roberto il calabrese“, alias Eugenio Ferrazzo, è stato condannato a 12 anni dal Tribunale di Larino. Pochi mesi prima a San Salvo le forze dell’ordine scoprirono una raffineria di droga che faceva capo proprio ai Ferrazzo.

E proprio mentre scontava una condanna nel penitenziario di Campobasso, Eugenio Ferrazzo è stato intercettato. L’indagine è stata dapprima condotta personalmente dal procuratore capo del capoluogo molisano Armando D’Alterio, insieme al sostituto Rossana Venditti. Gli accertamenti eseguiti dai magistrati hanno approfondito i collegamenti di Eugenio Ferrazzo con la malavita abruzzese e i contatti di suo padre Felice, collaboratore di giustizia indagato ma assolto per la vicenda dell’arsenale di Termoli, con gli stessi ambienti in Calabria.

Già dal 2011 i magistrati di Campobasso hanno avviato una collaborazione investigativa con la Procura dell’Aquila fornendo – secondo quanto rivela l’Ansa -, durante incontri svolti alla Procura nazionale Antimafia, una serie di intercettazioni ambientali effettuate nel carcere di Campobasso e riguardanti proprio Eugenio Ferrazzo. Ed è dalle conversazioni che emergerebbero «rilevantissimi elementi di prova» sui reati di associazione a delinquere di stampo mafioso. Il fulcro dell’indagine si è perciò spostato in Abruzzo, senza però tralasciare le evidenti ricadute in Molise. Le indagini sono state proseguite quindi dai magistrati aquilani che stamane hanno fatto scattare il blitz.

Stamattina oltre 200 carabinieri hanno notificato le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale de L’Aquila a carico di 25 persone (14 in carcere e 5 con obbligo di dimora). Le accuse sono associazione di stampo mafioso, traffico di stupefacenti, traffico di armi, estorsione, riciclaggio ed altro.

L’organizzazione criminale si sarebbe insediata in Abruzzo e Molise (da qui probabilmente il nome Isola Felice) per poi ramificarsi in altre regioni e avviare collegamenti con l’estero e specialmente l’America Latina. Effettuate anche sequestri di immobili e attività commerciali, oltre ad altre perquisizioni.

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