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Dopo 40 anni chiude il “Cian”, unico ristorante sul mare. Al suo posto 15 appartamenti

Lo storico ristorante di Bruno Lanzone ha chiuso i battenti a settembre scorso e prima di Natale l’area è stata venduta a una ditta edile che intende realizzare un complesso di 16 appartamenti al posto della struttura in posizione strategica, con una vista sul mare mozzafiato. Il Cian, il cui nome è ispirato al soprannome di famiglia, (“Termolese, non cinese”), era stato aperto nel 1976 come discoteca. L’anno successivo era diventato pizzeria e subito dopo ristorante di pesce, gettonato da una clientela varia e prediletto per le cerimonie.

Addio Cian. Il ristorante di pesce affacciato sul mare, posizione strategica e paesaggio incantevole, ha chiuso per sempre. La voce che serpeggia in città da qualche tempo è confermata dallo stesso messaggio di addio lasciato dalla direzione su due fogli bianchi attaccati dietro ai vetri. Grazie di tutto. Grazie per averci scelto.

Nessun arrivederci a presto: il ristorante, uno dei più antichi della città con i suoi quarant’ani di attività e una clientela sempre più fidelizzata ed entusiasta, non riaprirà. La struttura e l’area circostante sono state vendute a un privato che intende realizzarci una quindicina di appartamenti.

Non è una chiacchiera ma una informazione che registra “prove” da più parti, anche se in Comune non è arrivato alcun progetto di riqualificazione , possibile – comunque – grazie al Piano Casa che prevede abbattimento e ristrutturazione con diversa destinazione d’uso, baypassando anche l’ostacolo della vicina ferrovia come già fatto dalla Elite Immobiliare di Di Dario che proprio lì vicino ha costruito un residence dallo scheletro del vecchio hotel Garim.

Nelle settimane prima di Natale l’ormai ex Cian sarebbe passato in mano a una società immobiliare che ha in mente un progetto di natura residenziale, in linea con la vocazione termolese a costruire case dovunque, figurarsi in una zona appetibile come quella al centro del Lungomare Colombo, che ha una vista particolarmente suggestiva sull’Adriatico.

Proprio a quella vista si deve, insieme con altri fattori, la fortuna del ristorante, aperto nel 1976 come discoteca e trasformato, appena un anno dopo, in una pizzeria. Ma l’esperienza del forno a legna è durata poco: già nel 1979 il Cian serviva piatti a base di pesce, caratterizzati da una certa raffinatezza cresciuta e perfezionata nel tempo, che ha portato il locale, grazie anche ad ampliamenti, a diventare un posto gettonato anche per pranzi e cene di rappresentanza e cerimonie.
Inizialmente piccolo, ricavato dalla ristrutturazione del casolare a ridosso della ferrovia affidata all’architetto Antonio De Felice, la cui “firma” è ancora ben visibile nelle linee e nelle proporzioni della struttura, il Cian – che si chiama così dal soprannome del padre dello storico titolare, Bruno Lanzone – si è ingrandito fino a diventare una delle sale più grandi di Termoli.

Oggi, al posto degli arredi e dei tavoli, c’è il vuoto: l’interno e la cucina sono stati smantellati, nell’attesa che il destino del locale cambi radicalmente di segno secondo il volere della proprietà. Evidentemente rivendere il posto mantenendo la stessa vocazione non risultava conveniente, e nemmeno fattibile. «Investimento troppo importante, anche in un’ottica di riqualificazione come albergo» dicono i bene informati, vicini alla famiglia che ha attraversato anche una fase di contenzioso interno.

Così, quando Bruno Lanzone ha deciso di appendere al chiodo la sua lunga esperienza di gestore del ristorante, andando in pensione, il Cian ha chiuso. Dal primo settembre scorso un cartello di addio saluta chiunque si avvicini alla porta dove figurano ancora le numerose vetrofanie di riconoscimenti e attestazioni gastronomiche che hanno reso il Cian famoso. Sia per la cucina apprezzata e il servizio impeccabile, che per quella caratteristica logistica che lo ha reso singolarmente unico. Strano ma vero: in una città di mare il Cian era l’unico ristorante affacciato sul mare.

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