Teramo contro Termoli, parla Massimo il veterano: “Sappiamo come batterli”

Alla vigilia del big match della decima giornata di serie C regionale Abruzzo/Molise di pallacanestro, il playmaker della Jovine Airino Massimo Di Lembo rievoca quasi 30 anni di pallacanestro. «Ho iniziato al Carmelo, dove oggi c’è un palazzo. Il basket è cambiato tanto, ma Termoli non è ancora pronta per la serie B, il grande sogno. Spero di formare da allenatore quei ragazzi che possano raggiungere quell’obiettivo in futuro». E sulla supersfida in casa della Penta, da ex di turno, prevede: «Sarà decisivo il ritmo».

Penta Teramo contro Jovine Airino Termoli. Lo scontro al vertice della serie C Abruzzo/Molise di basket si avvicina. Una sfida che vale una buona fetta di campionato. Il 37enne Massimo Di Lembo, playmaker termolese, è uno che sa bene cosa vuol dire la palla a spicchi nel capoluogo abruzzese. Da ragazzo è stato un giocatore del basket Teramo, mentre oggi è uno degli uomini più in vista della “vecchia guardia” dell’Airino. Con la società molisana ha un rapporto nato ormai tanti anni fa. La sua intervista inizia quindi con un salto indietro nel passato.

Massimo, quanto sono lontani i tempi in cui hai iniziato a giocare?
«Ho cominciato a nove anni, al campetto di fianco alla chiesa del Carmelo, dove oggi ci sono dei palazzi. Ho iniziato a fare sport tramite la parrocchia e sono cresciuto nell’Airino. Ho trascorso tre anni in prestito alla Libertas del presidente Pasquale Ludovico. Poi a 19 anni sono passato al Teramo».

Che ricordi hai di quella esperienza?
«Era la prima lontano da casa, in una realtà completamente diversa, una società professionistica a tutti gli effetti che poi sarebbe arrivata a disputare le Final Eight di Coppa Italia qualche anno dopo. Io completavo la rosa, all’epoca la squadra era in B1. Mi portò a Teramo l’allenatore più vincente a quei livelli, Franco Gramenzi».

Poi che strada prese la tua carriera?
«Ho girato il centro sud, soprattutto Abruzzo, Lazio e Puglia, oltre a due anni a Napoli e Reggio Calabria. Tre anni fa ho giocato a Vasto e da due anni sono rientrato all’Airino».

Cosa ricordi con maggiore piacere?
«I tre campionati vinti a Brindisi e le due stagioni a Veroli, ma anche l’esperienza nella Cestistica San Severo. Sono molto legato a quella società».

Quanto è cambiato il basket durante tutto questo periodo?
«Tantissimo. La Federazione ha compiuto scelte discutibili. Di certo il basket non si insegna come 15 anni fa. C’è stato un periodo in cui sono arrivati tanti stranieri e si sono tralasciate alcune cose. Ora, anche grazie al responsabile del settore tecnico nazionale Andrea Capobianco (di Venafro, ndr), si sta ricominciando a coltivare la scuola di allevatori italiani.

E la pallacanestro a Termoli?
«Comincio col dire che l’Airino c’era allora e c’è adesso, visto che quest’anno festeggia i trent’anni di attività. Accanto ad essa sono nate diverse società che hanno provato a investire sulla prima squadra con alterni successi. Il sogno rimane la serie B che è sempre mancata. Sarebbe una bella soddisfazione per me giocare con l’Airino in B, ma sarà difficile per l’età. Magari Termoli ci arriverà quando io avrò smesso».

Termoli ti sembra pronta?
«Attualmente no. Le strutture sono inadeguate e mi rendo conto come non sia il momento più propizio per investire. Aggiungo però che ho giocato in B in strutture messe molto peggio del nostro palazzetto».

E come giovani e cultura sportiva, vedi delle potenzialità?
«Ancora non siamo pronti, ma ci stiamo lavorando. Personalmente mi sto formando come allenatore, guido l’under 15 dell’Airino. Dico perciò che mi piacerebbe formare i giocatori che un domani potranno portare la città in serie B».

Passando all’Airino oggi, ti aspettavi quest’Airino spumeggiante con nove vittorie su nove gare?
«Onestamente no. Questo ci ha aiutato a creare una bella atmosfera in campo e sugli spalti, le persone si divertono. Di certo il livello del campionato è un po’ sceso, non molte squadre hanno investito. Siamo tra le formazioni favorite del torneo e le partita contro Teramo ci darà la dimostrazione che potremo giocarcela fino in fondo».

Che gara ti aspetti?
«Una partita dura, con molto agonismo. Sarà un piacere giocare contro una squadra competitiva. Il ritmo sarà decisivo. Loro sono molto più grossi e alti di noi, mentre l’Airino ha maggiore capacità nell’uno contro uno, in campo aperto e quindi in contropiede. Vincerà chi imporrà il proprio ritmo».

Te la senti di citare qualche compagno per l’apporto che dà alla squadra e qualche giovane che può avere un bel futuro?
«Faccio il nome di capitan Michele Bertinelli, un ultraquarantenne e già campione del mondo over 40 che è ancora competitivo con i ragazzi di oggi. Ha avuto una carriera eccellente a livelli di serie B ed Eccellenza. Fra i giovani cito Marinaro, Panetta e D’Amico, cui auguro la migliore carriera possibile».

Ultima domanda. Com’è essere allenato da Pino Di Lembo, tuo fratello?
«Pesante (ride, ndr). Rispettare i ruoli in spogliatoio è doveroso, tutti e due vogliamo che le cose vadano nel miglior modo possibile. Ci confrontiamo per il bene della squadra».

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