Cronache

Giuseppe, l’uomo che inventa i presepi dal nulla: “Per me è come una preghiera”

Da alcuni anni Giuseppe Del Muto, appassionato di storia e di dialetto petacciatese, ha scoperto una passione irrefrenabile per il presepe. «In ogni cosa vedo la natività. Quando li realizzo sono in estasi. E’ un po’ la mia preghiera». Da quello che ripropone la spiaggia e la Torre Saracena a quello di mattoni, quasi sempre con materiale riciclato. «Dovrebbe spingerci alla riflessione e all’umiltà».

Se per la gente comune il periodo del presepe è esclusivamente quello natalizio, c’è una persona per la quale il presepe è sempre, ovunque, con qualsiasi materiale. Giuseppe Del Muto, petacciatese con la passione per il dialetto e la storia locale, ha scoperto da qualche anno di avere una sorta di dono. «Vedo la natività in ogni cosa». E non riesce a resistere. Mette insieme oggetti e materiali, si sbizzarrisce con la fantasia e crea, spesso con roba riciclata. Maria, Giuseppe e il bambinello nella scuola elementare di Petacciato. Il bue e l’asinello nella grotta ricavata fra la spiaggia della torre diroccata del paese. E ancora: i Magi in un ambiente fatto solo di spighe di grano, o i Magi fatti di mattoni ritagliati, così come l’intera Betlemme in miniatura. «Il presepe – dice Giuseppe – è la mia preghiera».

Una passione, la sua, che nasce tanti anni fa. «Ero sposato da qualche anno, con un figlio piccolo. Portai la famiglia ad Assisi per qualche giorno. Era estate, c’erano gruppi musicali. Una sera, visitando dei posti, entrai in una stanzetta in cui erano esposti dei presepi strani. Me ne ricordo uno realizzato con delle lampadine. Era tutta roba riciclata. Mi colpì profondamente. Prima di allora non avevo mai fatto un presepe. Quel Natale decisi di cominciare e di realizzarlo a modo mio».

Dopo qualche anno una ulteriore svolta. «Mi dava terribilmente fastidio disfare il presepe. Non volevo distruggere quanto realizzavo. Così decisi di tenerli». Col passare degli anni sembra abbia sviluppato una sorta di mania, in senso buono. «Un giorno vidi una cornice d’ottone gettata tra i rifiuti. Decisi di portarla a casa e mi presi anche un rimprovero da mia moglie. Ma con quella cornice realizzai la base del mio presepe». Non uno qualunque, ma una fedele riproduzione dell’ambiente marino che si trova all’ombra della Torre Saracena, al confine fra Petacciato e Termoli. La sabbia per terra con pezzi di argilla, piante spontanee fatte crescere grazie a un innaffiamento periodico, reti da pesca e poi quel piccolo capolavoro: la torre costruita con pezzi di mattonelle rotte e incollate una ad una col cemento. Un gioiello col quale ha partecipato anche alla Mostra dei presepi che si tiene ogni anno all’interno del Castello Svevo di Termoli.

Ma di gemme come quelle Giuseppe Del Muto ne ha realizzate altre. Come quando decise di donare un presepe alla Siai, la fornace di Petacciato Marina, e costruì una natività interamente prodotta in mattoni. Oppure come quando, solo poche settimane fa, si è fatto dare da un concittadino la riproduzione su cartoncino della scuola elementare di Petacciato e ha apportato qualche modifiche: come fosse una magia ha portato la grotta di Betlemme sotto il portico d’ingresso dell’istituto scolastico per l’occasione imbiancato di neve. Uno di quelli a cui tiene di più è quello che ha perfezionato all’interno della chiesa di San Rocco. «Ho deciso di inserire San Francesco che suona una campana fuori dalla grotta come ad annunciare la natività. Sopra le teste di Maria e Giuseppe c’è invece la croce di San Damiano, la croce con cui parla San Francesco».

Per questo Natale, così come in altri precedenti, ha donato le sue “creature” un po’ qua e un po’ là. Il presepe di grano in un panificio di Casacalenda, la scuola in una tabaccheria petacciatese e poi tanti altri in case private, all’atelier “Marisa Spose” di Lanciano e allo studio Cesaroni di San Salvo. Doni in qualche caso provvisori in vista di una possibile mostra da realizzare fra qualche tempo. Ma una delle grandi particolarità della passione di Del Muto è un’altra: il riciclo di materiali che chiunque vedrebbe bene solo nel bidone della spazzatura come polistirolo o tubi di cartone dello Scottex. «E’ una grande soddisfazione completare un presepe con pochi spiccioli. Quello che mi sorprende è che non ho imparato da nessuno, la tecnica che uso sbalordisce anche me».

Giuseppe racconta della sua passione con una specie di sorriso nel cuore, come una passione che lo avvolge totalmente. «E’ come se fossi in estasi quando li faccio, come se stessi gustando qualcosa. C’è come una forza che mi spinge, ma per me non è un vanto. Il presepe è la mia preghiera da persona che non sa pregare. Il presepe dovrebbe spingerci all’umiltà e alla riflessione e non solo a Natale. I migliori presepi io li faccio a luglio».

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